«Processi verbali, io intitolo delle novelle, che sono la nuda e impersonale trascrizione di piccole commedie e di piccoli drammi colti sul vivo».
Nel 1889 De Roberto, dando alle stampe questi suoi racconti, avvertiva il gusto un po' da cancelleria del titolo, Processi verbali: «un titolo un po' curialesco». Titolo che aderiva all'intenzione di dare una prova di verismo radicale, essendo un processo verbale «relazione semplice, rapida e fedele di un avvenimento svolgentesi sotto gli occhi di uno spettatore disinteressato». Il risultato della prova - queste novelle, di una brevità e crudeltà alla Maupassant, ognuna delle quali inscena vincoli umani e situazioni da tortura, - piacque a Brancati, che vi vedeva (nella sua tesi di laurea) dei piccoli capolavori per «l'espressione nuda e semplicissima della potenza narrativa». E piacque, si può oggi aggiungere, perché - com'è destino di ogni realismo radicale, di convertirsi nel suo contrario - in queste trascrizioni di pezzi di vero si specchia in effetti il nichilismo derobertiano: la realtà come illusione, la vita sberleffo dei vinti, la storia vuota di ogni senso.
1 Gennaio 1997
La memoria n. 397
164 pagine
EAN 9788838913969
Fuori catalogo
Interprete tra i più radicali e originali del verismo letterario italiano, Federico De Roberto (Napoli, 1861 - Catania, 1927) scrisse il celeberrimo I Viceré (1894). Di De Roberto questa casa editrice ha pubblicato i racconti de La sorte (1977) e il romanzo La messa di nozze (1993).
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