I Promessi Sposi. Un esperimento

I Promessi Sposi. Un esperimento

A cura di Salvatore Silvano Nigro

La sceneggiatura cinematografica de I Promessi Sposi, l'opera di Bassani considerata dispersa e diventata leggendaria, ora finalmente ritrovata e riproposta: un «esperimento» morale e civile su e con Manzoni.

Un Bassani inedito, questo: un trattamento per il cinema, che è un racconto lungo; una insospettata «storia milanese», che dialoga con le Cinque storie ferraresi del 1956, e fra esse si incunea come «esperimento» morale e civile su e con Manzoni. Scrisse Anna Banti che, nel 1955, rilesse I Promessi Sposi insieme a Bassani: «la quasi fatale incongruenza delle leggi annonarie nei tempi di crisi, quel lazzaretto (oggi si direbbe "campo di concentramento") dove i fortuiti mendicanti eran raccolti e poi rinchiusi a forza; infine il talento distruttivo dei lanzichenecchi nei poveri paesi lombardi, trovano nei nostri recentissimi ricordi di guerra e di miseria collettiva dei riscontri e delle conferme sorprendenti [...] Come sta, dunque, che quando leggiamo dei bruciamenti, delle distruzioni, del luridume, soprattutto dell'orrendo fetore lasciato dalle soldatesche nelle case dei paesetti lombardi ci par di riconoscere le descrizioni di un ipotetico e sublime "inviato speciale" dei nostri giorni? Il fatto è che il genio meditativo e rappresentativo del Manzoni, nutrito dei documenti più disparati e in fondo, meno precisati, ha letto come nel più esatto dei referti quel che potessero lasciarsi dietro le spalle tanto i lontani lanzichenecchi come i loro tardi successori: cenere, sangue, lordura, riuniti in uno spettacolo che, purtroppo, non cambierà mai».

Autore

Giorgio Bassani (1916-2000), nato a Bologna da famiglia della borghesia ebraica, trascorse infanzia e giovinezza, fino al 1943, a Ferrara, città restata il centro poetico delle sue storie (tra cui: Cinque storie ferraresi, 1956; Gli occhiali d’oro, 1958; Il giardino dei Finzi Contini, 1962; L’odore del fieno, 1973, che confluiscono ne Il romanzo di Ferrara del 1974). Dopo la Resistenza, a cui partecipò attivamente, si dedicò al lavoro culturale sia come narratore, poeta e saggista e collaboratore di riviste letterarie, sia come redattore editoriale, sia come funzionario della RAI (arrivando ad esserne vicepresidente), sia come docente nell’Accademia d’Arte Drammatica di Roma. Fu presidente dell’associazione Italia Nostra.

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