Una costante e appassionata indagine della realtà sarda, passata e presente.
«Descrizione della vita sarda tra Sette e Ottocento, quando altrove si facevano Rivoluzione industriale e Rivoluzione francese... costruita usando soltanto scrittori non sardi - italiani, tedeschi, francesi, inglesi: i sardi del passato non raccontati da se stessi ma da un occhio esterno». Così Sergio Atzeni, in una lettera datata «Torino 25 giugno» e certamente scritta tra il 1988 e il 1989, definiva il testo che qui presentiamo, proponendone la pubblicazione. E poco sotto, a chiarire che non si trattava di un mero collage, aggiungeva:«Naturalmente quando gli stranieri hanno raccontato fole, ho cercato di smontarle». Nell'ironia di questo smontaggio il lettore ritroverà quel disincantato amore per la propria terra e quell'ansia di verità oltre l'apparenza che costituiscono la cifra più genuina dell'Autore. Come tutti gli scritti di Atzeni, anche questo prende le mosse dalla sua costante e appassionata indagine della realtà sarda, passata e presente. Ma qui, proprio perché meno elaborato appare il materiale d'origine, il testo indugia tra documentazione e racconto, fino alla chiusa, dove la scomposizione beffarda assume movenze di narrazione fantastica. Ancora una volta, al di là delle asprezze che un inedito postumo comporta, Atzeni ci regala pagine di godibile lettura. Paola Mazzarelli
1 Gennaio 1999
La memoria n. 433
132 pagine
EAN 9788838915024
Non disponibile
Sergio Atzeni, nato nel 1952 in provincia di Cagliari, è morto nell’isola di San Pietro a sud della Sardegna nel 1995. Ha scritto Apologo del giudice bandito (1986), Il figlio di Bakunìn (1991), Bellas mariposas (1996), Raccontar fole (1999), Gli anni della grande peste (2003), Pssavamo sulla terra leggeri (1996, Sellerio 2023) pubblicati da questa casa editrice, e inoltre Il quinto passo è l’addio (Milano, 1995).
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