Con uno scritto di Carlo Levi
In occasione del centenario della nascita di Danilo Dolci, uomo di svolta epocale nelle questioni sociali, considerato il Gandhi italiano, che negli anni Cinquanta spinse intellettuali e giornalisti a guardare finalmente al mondo degli ultimi, la rilettura dei suoi racconti, arricchiti con una Introduzione inedita di Franco Lorenzoni, rivela l’attualità e la necessità di un messaggio da affidare alle nuove generazioni.
Nuova edizione accresciuta
«Questo libro comprende alcuni racconti più significativi che ho raccolto dal 1952 al 1960 tra la povera gente di quella parte della Sicilia in cui operiamo. Ho scelto i meglio leggibili badando a non sforbiciare liricizzando, temendo soprattutto che la scoperta critica, il fondo delle reazioni di chi legge, rischino di dissolversi in godimento estetico: tanto sono espressive, belle direi, alcune di queste voci». Forse è tempo di una renaissance di Danilo Dolci, della sua lezione di metodo, dopo la clamorosa attenzione risvegliata nei suoi contemporanei e la parziale dimenticanza degli ultimi anni. Fu infatti, per la questione sociale in Italia, un uomo di svolta epocale, un Gandhi italiano, essendo riuscito a inserire tra l’indifferenza delle classi dirigenti e l’economicismo prevalente delle lotte sindacali, il cuneo della denuncia pacifista, fatta di resistenza passiva, di pratica dell’obiettivo, di scioperi alla rovescia, di digiuni collettivi, di fusione dei diritti sociali nei diritti umani. Un acuto pungolo che spinse i migliori intellettuali italiani e gran parte del giornalismo a guardare finalmente al mondo degli ultimi, e costrinse l’opinione pubblica delle classi dirigenti a prenderne atto. Partiva dal presupposto, arduo allora come oggi, che per conoscere i poveri bisognasse vivere come loro, condividerne i bisogni materiali e la condizione spirituale; e che per far conoscere i poveri bisognasse render loro la voce. Era ciò che chiamava «l’inchiesta»: la bocca dei piccoli che parla. E fece scoprire, come spiegava Carlo Levi nel brano riportato a introduzione del volume, «la forza dei piccoli: l’immensa energia che si libera nel momento stesso in cui l’esistenza si realizza per la prima volta e prende, per la prima volta, coscienza di sé». Sono «inchiesta» questi racconti. Voci, vite vissute. Esse coprono tutto il ventaglio della stratificazione sociale della Sicilia arretrata di allora, dal cacciatore raccoglitore di conigli anguille e verdure, all’ultima principessa; e ci giungono in prima persona con effetto straniante dall’estremo lembo di un interminabile feudalesimo sul punto di fuoriuscire dalla storia. Documento di un passato prossimo inverosimile. Ma offrono anche il piacere letterario dell’opera di un poeta, quale Dolci era, che, per quanto tema lo smarrimento del lettore «in godimento estetico», non riesce a non soffermarsi beatamente nell’incanto di personaggi che sanno rappresentare il dolore di storie vissute in sogni magnifici di armonia con il tutto.
1 Gennaio 2008
La memoria n. 763
428 pagine
EAN 9788838946905
Formato e-book: epub
Protezione e-book: acs4
Danilo Dolci (Sesana, 1924-Trappeto, 1997), dopo l’esperienza di Nomadelfia, «la città dove la fraternità è legge», venne a Trappeto vicino a Trapani, iniziando un’instancabile attività di animazione sociale. Tra le sue opere: Spreco (1960), La struttura maieutica e l’evolverci (1996). Con questa casa editrice: Racconti siciliani (2008, 2024), Banditi a Partinico (2009), Processo all’articolo 4 (2011) e Inchiesta a Palermo (2013).
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