«Non si era mai vista una rivolta di schiavi così grande. Molte città piombarono in sventure terribili, tanti - uomini, donne, i loro figli - provarono le sciagure più grandi, l'intera isola rischiò di cadere in balia dei ribelli...».
Il dilemma che questo libro prospetta riguarda l'antinomia tra violenza rivoluzionaria e armonia paternalistica. Sembra che la vicenda storica narrata in queste pagine si sia incaricata di offrire alla meditazione una situazione perfetta: la più disperata delle condizioni umane - quella degli schiavi nella Sicilia romana -, una ribellione tra le più spietate che il mondo classico abbia veduto, un filosofo illuminato che si fa storico di questi tragici eventi rompendo con una tradizione antica per cui la storia è solo storia dei liberi. Questo filosofo è Posidonio di Apamea, il suo racconto ci è giunto nel riassunto che ne fece Diodoro di Sicilia nella Biblioteca storica. Dalla vicenda Posidonio trasse conferma di una convinzione in lui radicata: che non sarà la violenza a sradicare la violenza. Forse però il suo racconto - al di là dei propositi dell'autore - contiene in sé anche una più profonda, antinomica, verità: che la liberazione degli oppressi non potrà che venire dagli oppressi. Il «finale da tragedia» - come lo chiama Diodoro - che conclude l'intera vicenda, in cui gli schiavi scelgono di uccidersi l'un l'altro per riaffermare la loro dignità, simboleggia per noi questa lezione.
1983
La memoria n. 61
76 pagine
EAN 9788838902239
Non disponibile
Di Diodoro Siculo (90 ca - 20 ca a.C.), storico della Magna Grecia, questa casa editrice ha pubblicato la Biblioteca storica (libri XVI-XX) nel 1986.
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