Alle origini di Capitan Fracassa. Avventure, e disavventure, eccessive, movimentate e carnali di una compagnia di comici in giro per la Francia del Seicento. Un romanzo libertino e antiaristocratico che ha fatto scuola.
«Infischiatevi di Aristotele e delle regole d'unità di tempo e luogo, dateci spettacoli più vivaci, e vedrete quanti applausi!... Sono cose più alla nostra portata; sono più umane delle vecchie storie piene di eroi chimerici, che rompono i corbelli a furia di essere perfetti». Questa dissertazione critica si conclude non una specie di buffa stroncatura del Don Chisciotte messa in bocca a un poeta trombone (secondo il metodo di far parlar male il più stupido degli interlocutori di un'opera che si vuole esaltare) ed è come una dichiarazione d'intenti. Datato tra il 1651 e il 1657 e mai concluso (ma per la sua struttura il romanzo è in sé inconcluso) il Romant comique di Scarron voleva essere irrispettoso dei canoni e assolutamente non edificante né pieno di pastorelli o di eletti eroi del passato come si usava allora. Suo scopo era divertire la gente comune per ricevere «tanti applausi». In se stessa la trama è il susseguirsi caotico e accidentato delle giornate di una compagnia di guitti girovaghi lontano da Parigi, a Le Mans. Episodi comici e movimentati, cui si alternano un serie di novelle o del tutto fantastiche oppure che si concentrano per flashback narrando di volta in volta la storia di uno degli attori. Li affiancano, come spalle o maschere anche maligne, personaggi pescati in locande, alcuni variabili altri fissi: il poeta di poemi «buoni per avvolgerci il pepe», una guardia che è «il Malignazzo del paese», un borghese minuscolo e rabbioso. Imprese rovinose e buffe, risse e duelli, burle, perfino un preteso fantasma, il tutto infuso in uno spirito libertino, discretamente anticlericale e antiaristocratico. Tuttavia in questa frenesia di situazioni comiche, c'è un centro e un cuore. Il centro è Scarron stesso, il vero protagonista e personaggio, le cui opinioni, visioni del mondo e reazioni alla fine ci sembra di poter prevedere perfettamente. Il cuore è il suo desiderio di comunicare, affascinare, fermare il lettore in una conversazione senza tempo.
1 Gennaio 2005
La memoria n. 660
404 pagine
EAN 9788838920714
Fuori catalogo
Paul Scarron (1610-1660) figlio di un nobiluomo oppositore di Richelieu fin da giovane immobilizzato dalla paralisi e reso minuscolo da infermità e infortuni, simpatizzò per la Fronda contro il cardinal Mazzarino (scrisse la Mazzarinata), fu amico di libertini, e sposò nel 1652 la diciassettenne Françoise d’Aubigné, che diverrà, dopo la morte di lui, la Marchesa di Maintenon, l’influente moglie segreta di Luigi XIV e in effetti regina di Francia. La sua attività letteraria iniziò dopo le malattie e per scopi commerciali, dedicandosi alla parodia , al genere burlesco di cui fu il maestro e alla libellistica. Ebbe successo con il poema eroicomico Tifone o la Gigantomachia, con il Virgilio travestito, parodia dell’Eneide in versi burleschi, con le commedie che creavano il nuovo genere dell’avanspettacolo e, soprattutto con il Romanzo buffo (1651-57).
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