Il nuovo romanzo che occupa la scena letteraria in posizione dominante, tra l’ultimissimo Ottocento e i decenni della prima metà Novecento, fu denominato «modernista» dalla critica letteraria contemporanea, la quale trasse la qualificazione dall’intenso movimento di rinnovamento che attraversava all’epoca ogni regione della cultura e del pensiero (dalla scienza esatta alla teologia) ma scuoteva anche vasta parte della mentalità e dell’autocoscienza della società. È questa duplice prospettiva – quindi, narratologica, cioè di teoria della narrativa, e insieme di storia della cultura – che il fortunato saggio di Stevenson adotta per delineare un’approfondita e completa analisi introduttiva degli autori di lingua inglese allora più influenti: Henry James, Joseph Conrad, D. H . Lawrence, Virginia Woolf, James Joyce e gli altri, spingendosi sul continente per discutere dell’influenza decisiva di Marcel Proust sull’insieme. L’intento metodologico è di tenere in conto, oltre alle acquisizioni critiche posteriori e recenti, anche quello che i contemporanei dicevano sul nuovo romanzo, per trovare testimonianza dell’impatto immediato che esso ebbe, e sondare quanto in effetti in esso vi circolasse di idee e sentimenti allora comuni. «Cercando tra gli aspetti di questa esperienza ‘fenomeni analoghi’ e ‘manifestazioni’ paralleli alle innovazioni nel romanzo, ed evitando la tentazione di trovare troppo facilmente dei legami, si può rendere giustizia agli affascinanti e complessi processi attraverso i quali il romanzo modernista si trovò di fronte alla storia del suo tempo».
1 Gennaio 2003
Le parole e le cose n. 2
280 pagine
EAN 9788838918711
Randall Stevenson insegna nell'Università di Edimburgo. Su questo argomento ha scritto anche A Reader's Guide to the Twentieth Century Novel in Britain (1953).
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