Rosalia, «la rosa di zolfo», rappresenta il sogno di libertà dello zolfataro.
Beoni, rissosi, spacconi: questa nomea, di solito attribuita alla gente di mare e alla gente di frontiera, accompagnava in Sicilia i solfatari, la cui vita di lavoro si svolgeva nelle viscere della terra più desolata e aspra, nell'arido cuore dell'Isola. Mito moderno, quasi incarnazione della «corda pazza», l'inferno e la follia della solfara hanno nutrito parte cospicua della letteratura siciliana - e italiana quindi - prima e dopo Pirandello. Ma la voce prestata a carusi e picconieri è stata per lo più voce didisperazione. Eccentrico in questo quadro, La rosa di zolfo sviluppa invece il mito, il lato favoloso, avventuroso, quasi leggendario: avendo come solo precedente l'avventura colorata di Rosso di San Secondo. Rosalia, zolfatara e maga e amante appassionata, corre dalla miniera alla foresta, dall'altipiano assetato al porto, e all'angiporto, della città; nell'intrico delle peripezie incontra e ama il brigante e il nobile, la «mano nera», Petrosino. Donna bellissima e temeraria, Rosalia, «la rosa di zolfo», sorge a rappresentare un sogno ingenuo e forte, il sogno di libertà dello zolfataro. Pubblicato nel 1957, questo romanzo curiosamente è stato dimenticato, come il suo autore.
1 Gennaio 1986
La memoria n. 124
208 pagine
EAN 9788838902864
Non disponibile
Antonio Aniante, pseudonimo di Antonio Rapisarda (Viagrande, Catania 1900 - Ventimiglia 1983), ha percorso intera l'esperienza letteraria del Novecento italiano, fin dall'esordio come collaboratore nella rivista di Bontempelli «900». Ha scritto per il teatro (Gelsomino d'arabia, 1926; Bob-Taft, 1927). Tra le altre sue opere: Sara Lilas, 1923; Ultime notti di Taormina, 1931; Ricordi di un giovane troppo presto invecchiatosi, 1939; L'uomo di genio dinanzi alla morte, 1957.
Chi ha consultato la pagina di questo libro ha guardato anche: