Roy e l'india Rossa, amanti nel delirio, in lotta per la sopravvivenza contro il tradimento, l'odio e il razzismo. Negli anni Quaranta Scerbanenco ha impiantato il noir nella letteratura italiana.
Tra la fine dei Quaranta e l'inizio dei Cinquanta, Giorgio Scerbanenco non era ancora il mitico autore della Milano Calibro Nove (mitico come scrittore innovatore, ma mitico anche per l'aura di amarezza un po' enigmatica che emanava dalla sua personalità e perfino dalla figura fisica di scheggiata magrezza). Il creatore di Duca Lamberti - il medico radiato dall'albo e investigatore «a latere» della polizia -, si prodigava ancora con pseudonimi diversi a sperimentare tutte le vie del romanzo. La sua narrativa trovò diffusione e immediato successo tramite periodici e collane, che ospitavano per lo più autrici, Liala e Luciana Peverelli (Scerbanenco stesso era direttore di due di quei periodici: «Bella» e «Novella»). Ne nacque l'equivoco di uno Scerbanenco scrittore «rosa». Già alla fine degli anni Quaranta invece con i romanzi e con gli innumerevoli racconti egli inventava i primi «noir» della letteratura italiana. Di questa sua dimensione narrativa sono testimonianza i romanzi del ciclo cosiddetto del «Nuovo Messico». In Rossa, qui pubblicato, e nel precedente La mia ragazza di Magdalena vivono personaggi appartenenti a pieno diritto al romanzo nero. Gente in balia del destino ma capace di scelte fatali; vinti ma con un intimo nucleo di invincibilità; fuorilegge, ma sudditi ligi a un severo regno della lealtà; relitti da amori tragici, ma capaci di un ultimo appassionato innamoramento; solitari nell'ostile mondo perbene, ma sempre vigili a fiutare il fratello nella sorte. Di questa pasta sono fatti il tormentato Roy e l'«india» Rossa, nelle torride desolazioni dello stato del Sud degli Usa. Si incontrano, si amano, di un amore carnale e delirante, si alleano per sopravvivere pronti a sacrificarsi per l'amante, lottano contro il tradimento, il ricatto, contro la legge e contro l'odio razzista dei benpensanti, conoscono il sapore della vendetta. Uccidono anche, come animali braccati. E usano la beffa per liberarsi. La prosa inestimabile di Scerbanenco, fatta di linguaggio parlato e di stacchi meditativi, di un lirismo naturale e di momenti in cui la pagina sembra gemere e urlare, avvolge la loro storia di una poesia irresistibile e triste.
1 Gennaio 2004
La memoria n. 613
328 pagine
EAN 9788838919886
Fuori catalogo
Giorgio Scerbanenco (1911-1969), nato a Kiev, vissuto in Italia, scrisse un numero immenso di romanzi e racconti di tutti i generi fantastici, tutti con una personale inimitabile cifra narrativa. Questa casa editrice ha pubblicato: Uccidere per amore (2002), La mia ragazza di Magdalena (2004), Rossa (2004), Uomini ragno (2006), Annalisa e il passaggio a livello (2007), Sei giorni di preavviso (2008), La bambola cieca (2008), Nessuno è colpevole (2009), L’antro dei filosofi (2010), Il cane che parla (2011), Lo scandalo dell’osservatorio astronomico (2011) e Nebbia sul Naviglio e altri racconti gialli e neri.
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