Gli anni di Hammamet, gli ultimi di Craxi, raccontati dal figlio: intrisi di vita e di politica, di piccole gioie e grandi dolori, di speranze e frustrazioni, lasciano emergere segreti e verità rimosse.
Strada della fonte, Hammamet. Si chiama ancora così, in un misto d'arabo e francese, pur se un vialone a quattro corsie ha intanto preso il posto della mulattiera che portava alla collina «degli sciacalli e dei serpenti» dove si ergeva Dar Craxi. Per sei lunghi anni, Route El Fawara è stato l'indirizzo di Bettino Craxi. L'indirizzo del suo esilio, che il figlio Vittorio detto Bobo ha condiviso a lungo e intensamente dopo che il padre, nella caduta di quel burrascoso 1993, lo aveva «arruolato». Qui il figlio racconta a Gianni Pennacchi quegli anni, gli ultimi del leader socialista, intrisi di vita e di politica, di piccole gioie e grandi dolori, di speranze e frustrazioni, lasciando emergere i segreti che ormai possono essere consegnati alla Storia e le verità rimosse che ancora inquietano la vicenda politica italiana. Costretto ad Hammamet, Bettino Craxi è un isolato, un ex. Ma un ex che ragiona e congettura a tempo pieno, rimugina e rilancia. E soprattutto è decisamente lucido. Lucido anche a ritroso, e capace di formidabili storicizzazioni. In questa sua estrema e drammatica stagione della vita, Bettino Craxi sa guardarsi dentro con il suo ben noto rude realismo. Pagine agili e incalzanti, che rendono un ritratto complesso e particolareggiato dell'Uomo di Hammamet. Per scoprire infine che il filo conduttore del racconto era già quello indicato da un poeta tunisino, Abdelwahab Meddeb, che insegna: «L'esilio non è un castigo, ma è una ricerca».
1 Gennaio 2003
La nuova diagonale n. 52
312 pagine
EAN 9788838919022
Vittorio «Bobo» Craxi è nato a Milano ed ha 39 anni. È stato consigliere comunale della sua città dal 1990 al 1993, ed è ora deputato della Repubblica, eletto nel 2001 a Trapani. È dirigente nazionale del nuovo Psi. Vive fra Roma, la Sicilia e le Tunisia. Gianni Pennacchi (Latina, 1945), vive a Roma e fa il giornalista. Ha iniziato alla «Fiera letteraria», ha lavorato a «Stampa Sera» e poi all'«Indipendente». Dal 1995 è al «Giornale», che lo ha inviato ad Hammamet per la prima volta nel settembre del 1999.
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