Cinque secoli prima del viaggio di Colombo i Vichinghi avevano raggiunto il Nuovo Mondo. La saga di Eirik il rosso ne dà testimonianza.
Numerose evidenze - reperite dalle diverse scienze, geografiche, archeologiche, storiche, etnologiche, letterarie - confermano la presenza in terra americana dei Vichinghi, da prima del Mille in pieno feudalesimo continentale, a stabilirvi approdi insediamenti e commerci. E una delle prove letterarie è la Saga di Eirik il rosso (l'altra, la Saga groenlandese, con questa raccoglie tutta l'epica dei Normanni di Groenlandia, prima orale e poi trascritta). Ma il racconto di Eirik, capo e capostipite della sua stirpe, accanto alle res gestae americane, tramanda di un «Mediterraneo» nordico e freddo, che univa e divideva, in traffici e civiltà, la Scandinavia, la Scozia, l'Islanda, la Groenlandia, e la Vinlandia, la Terra del vino, ossia l'America. Mare vivo di pescatori mercanti e guerrieri, che la rivoluzione commerciale del Mediterraneo, nei secoli dopo il Mille, avrebbe guidato al tramonto. L'ultimo dei Vichinghi di Groenlandia fu visto morire da marinai europei nel 1540, quando già l'impresa di Cristoforo Colombo cominciava a riportare dalle parti degli uomini del Nord l'asse della civiltà occidentale. L'America dunque, guardando dal punto di vista di Eirik il rosso, tornava in Europa, facendo e sfacendo civiltà, come un corso e ricorso, una storica ciclicità di giustizia (nella quale, bisogna ricordarlo, gli americani di prima di Colombo, di prima di Eirik il rosso, non hanno trovato una giustizia loro, malgrado le profezie della loro mitologia).
1 Gennaio 1991
La memoria n. 223
100 pagine
EAN 9788838906756
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