I più grandi medievalisti del nostro secolo si misurano su un tema centrale della storiografia della Sicilia: la società nelle città dell'isola durante la transizione dal feudalesimo all'età moderna.
Chi erano i signori siciliani? Il gattopardo o De Blasi, il martire de Il Consiglio d'Egitto di Sciascia? E risalendo ancora nel tempo, davvero la Sicilia era costellata solo da immensi feudi oppure c'erano anche delle città dove convivevano o si contrapponevano terzo stato, borghesia e nobiltà? E i termini stessi con i quali siamo abituati oggi a differenziare le società del passato, valevano nel Medioevo oppure si trattava di un mondo totalmente diverso? Chi comandava nelle città siciliane, così simili ai comuni del Nord e del Centro Italia, che invece la storiografia ha completamente dimenticato, preferendo spiegare perfino la «questione meridionale» con la differenza tra un mondo feudale al Sud e uno cittadino al Nord? La borghesia siciliana era una potente casta che finì per essere spazzata dal modo in cui venne fatta l'Unità d'Italia oppure non è mai esistita? Da Erice a Messina, passando per Caltagirone, circa quaranta città siciliane ebbero lo statuto di appartenenza alla corona, allo stato, che le preservò dal vassallaggio. Solo studiando i ceti che dominarono queste realtà urbane, dai Normanni alla Rivoluzione Francese, si può cominciare a rispondere a queste domande. La storia della più grande isola del Mediterraneo potrà essere riletta e riscritta usando questo libro come punto di partenza.
2003
Nuovo prisma n. 40
276 pagine
EAN 9788838918261
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