I due racconti della Soffitta del Trianon dicono del desiderio di confondere spettacolo e vita reale. Protagonisti sono un bambino ed un barbiere pugile o mitomane.
Nei miti che la società dello spettacolo inscena vi è di nuovo che ognuno di essi ha luogo fisicamente in qualche posto raggiungibile con mezzi possibili: un set, un palcoscenico, uno studio, un ring o un campo o una pista, una casa magnifica, una stanza dei bottoni o una redazione. Forse per questo assistiamo allo sforzo dei personaggi di uscire nella vita (come gli effetti speciali e la spettacolarità tecnologica testimoniano, o un film come La rosa purpurea del Cairo di Woody Allen direttamente rappresenta). E viviamo il desiderio identico e contrario, degli spettatori di uscire dalla vita nello spettacolo. Del desiderio di consunstanziare e confondere spettacolo e vita dicono i due racconti della Soffitta del Trianon. E lo dicono sobriamente, senza sottintesi di sociologia o finzioni, narrando due storie, di un bambino e di un barbiere pugile o mitomane del vicino dopoguerra, quando il convergere di vita e spettacolo serbava ancora una misteriosa poesia.
1 Gennaio 1989
La memoria n. 185
112 pagine
EAN 9788838905247
Roberto Romani, nato a Monsummano (Pistoia) nel 1940, è giornalista. I due racconti della Soffitta del Trianon sono i suoi primi testi di narrativa pubblicati.
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