Il ritratto della vita romanzesca del famoso cantante castrato, attraverso le epistole al protettore.
«I castrati restano un mistero. Non sapremo mai cosa provavano veramente questi uomini mutilati per produrre voci sublimi - scrive Francesca Boris nella Nota di presentazione a La solitudine amica, il carteggio di Farinelli. - Alla metà del Settecento, in Italia, castrare ragazzi per farne cantanti è una prassi normale, avente alle spalle una lunga tradizione di quasi due secoli. Il fenomeno è nato con l'avallo della Chiesa, all'ombra della Cappella Sistina; dei ragazzi, chi non muore sotto i ferri, chi non rivela alla fine una voce sgraziata, ha buone probabilità di diventare una leggenda vivente». Ed è ciò che accadde a Carlo Broschi Farinelli, il più grande e più celebre di tutti i castrati, che ha lasciato testimonianza di sé, rappresentativa forse di tutti i sentimenti di un personaggio del suo genere, in queste 67 lettere, dal 1731 al 1749, destinate al suo amico e protettore, il conte Pepoli di Bologna. Vi scorre tutta la vita di un uomo di teatro - dai viaggi, agli intrighi, alle gelosie, alle vanità, agli amori, alle tristezze, alle grandi solitudini - come era probabilmente anche per un Goldoni e per un Da Ponte. Ma con qualcosa di diverso o di estremo, come estrema era la sua condizione: lampi di una società incipriata e violenta.
1 Gennaio 2000
La nuova diagonale n. 32
328 pagine
EAN 9788838915031
Carlo Broschi, detto Farinelli (Andria, 1705 - Bologna, 1782), fu uno dei più famosi sopranisti della storia del canto. Studiò con il celebre virtuoso il Farinelo, dal quale prese il nome.
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