Protagonista politico della Sicilia degli ultimi cinquant'anni, l'autore si interroga sulle ragioni che capovolsero la sua esistenza, tracciando, attraverso il diario di una ricerca esistenziale, il ritratto di cinquant'anni di storia siciliana.
«Una rivendicazione delle ragioni morali, culturali, affettive, politiche di un'esistenza», scrive Perriera di questo diario con autobiografia di un protagonista politico della Sicilia degli ultimi cinquant'anni. Gianni Parisi, dirigente e più volte deputato della sinistra siciliana, nel settembre 2000 riceve un avviso di garanzia per un'accusa infamante e che è per lui una specie di assurdo capovolgimento dell'immagine ch'egli serba della sua vita e del percorso civile della storia in cui si è collocata. Da quel momento inizia a stendere un diario, questo, che si articola su due piani temporali. La cronaca contemporanea di quello che gli succede intorno all'accusa e all'inchiesta, del nuovo regime di rapporti e occupazioni in cui inevitabilmente si trova introdotto, e anche del cambiamento con cui una nuova generazione politica si afferma nella polemica con la vecchia. E la storia, per lampi di memoria, intermittenze del passato nel presente ogni volta che una suggestione lo solleva, di mezzo secolo di impegno, dai primi incontri di fanciullo con gli eroi della recente resistenza, agli ultimi fuochi del comunismo siciliano, fino agli anni dell'Ulivo. Sicché Storia capovolta si legge in due modi diversi e complementari. Come la biografia di cinquant'anni di storia siciliana, quella del dopoguerra e quella delle spasmodiche ricerche di rinnovamento postcomunista. Oppure come il diario di una ricerca esistenziale: un uomo colpito dallo smacco dell'assurdo, ripercorre la sua vita alla ricerca delle ragioni - un odio invincibile, una beffa del caso, un'intima fragilità - del suo inspiegabile sconvolgimento.
1 Gennaio 2003
La nuova diagonale n. 45
376 pagine
EAN 9788838917899
Tutta la vita di Gianni Parisi è stata spesa per la politica, fin da ragazzo introdotto nell’impegno a sinistra da dirigenti come Girolamo Li Causi e Paolo Bufalini. Ha collaborato con tutti i dirigenti siciliani del Pci, egli stesso ricoprendo incarichi di vertice (segretario prima provinciale e poi regionale del Pci) e istituzionali (consigliere comunale a Palermo, ai tempi dell’opposizione a Ciancimino, deputato regionale e poi capogruppo al Parlamento siciliano, e infine assessore e vicepresidente del Governo regionale presieduto da Giuseppe Campione). Il travagliato cambio di generazione interno alla sinistra siciliana, seguito alla caduta del comunismo e poi alle vicende italiane, lo ha indotto a dedicarsi alla politica culturale, fondando e presiedendo il Centro studi e di iniziative culturali «Pio La Torre». Nel settembre 2000 è stato raggiunto da un avviso di garanzia per «concorso esterno in associazione mafiosa» che ha sconvolto la sua vita, capovolto la sua storia, e che lo ha spinto a scrivere questo libro.
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