Con un ricordo di Mirella Licata
Un poeta, un contastorie, un uomo di teatro, un giornalista, il cantore infaticabile della «Palermo nera», quella dei vicoli segreti, delle brutali spietatezze e dei codici rigidi e privati, in contrapposizione alla Palermo «bianca», per lui più fosca e indigeribile. Salvo Licata era osservatore attento della lingua e dei modelli di vita della casbah palermitana. Ironico e beffardo, le sue storie sono fulminanti, paradossali, ma riproducono fedelmente vizi e virtù del popolo della città. Cronache di un giornalista atipico, totalmente immerso nella realtà che raccontava, dai pupari ai cantanti di quartiere, dai ladri di borgata ai venditori di panelle, dagli scrittori del Gruppo ’63 ai saltimbanchi.
Salvo Licata fu cronista di originale talento, fatto per «andare in giro per il mondo» (come disse Vittorio Nisticò, il direttore di quegli anni del suo giornale, il glorioso «L’Ora»). Uomo di penna e di chitarra, l’altra sua più amata vita fu quella del teatro e di intellettuale aperto a tutte le esperienze «spettinate». Divideva in due la città più incomprensibile d’Italia: la «Palermo bianca», per lui più fosca e indigeribile dell’altra, la «Palermo nera», quella dei vicoli segreti, delle brutali spietatezze e dei codici rigidi e privati. Questa città, si sforzava nella spasmodica impresa di capirla, nelle cronache, nei «pezzi» torbidi e densi, che poi subito riversava nel teatro, nei racconti, nel cabaret, nelle canzoni, e nelle serate con gli amici della sua piccola corte di teatranti. Scriveva anche meravigliosamente bene, come apprenderà il lettore di questa raccolta di prose sparse, racconti e cronache. Con il cruccio inquietante che ogni rappresentazione delle «culture subalterne» nella cultura letteraria rischia sempre la frode o la violenza: «nessuno dei rappresentanti delle classi subalterne si sognerebbe mai di parlare di sé come rappresentante delle classi subalterne né di attribuirsi una sua cultura… Io quindi non sono né un intellettuale borghese né un sottoproletario della mia città. Nei confronti della mia intelligenza sono come nei confronti del mio corpo, col buio davanti e dietro». Un dilemma di etica e di intelletto che cercava di colmare inabissandosi nel linguaggio della «Palermo nera», completo nelle sue strutture, nel suo lessico ricchissimo, a farne emergere la coerenza e la letterarietà, a renderlo veramente comprensibile. Intuiva che, come il linguaggio è la casa dell’essere, è nella lingua che abita la Palermo nera: e vibra, tra gli ultimi rintracciabili rifugi, in questi delicati racconti: delicati per la loro fuggevole materia, la vita.
26 Settembre 2013
La nuova diagonale n. 100
264 pagine
EAN 9788838930904
Formato e-book: epub
Protezione e-book: acs4
Salvo Licata (Palermo, 1937-2000) fu giornalista, regista, scrittore, autore di teatro e di cabaret (sua la riscoperta del poeta di strada anarchico palermitano Peppe Schiera, vissuto sotto il fascismo e morto sotto i bombardamenti). Compose canzoni e le liriche raccolte nel Codice Levi; opere teatrali: Cagliostro dei Buffoni, La Ballata del sale, Ohi Bambulè, Visita guidata all’Opera dei Pupi e L’Urlo del Mostro (con Mimmo Cuticchio), Il patto delle tortore, La città azolo, A parte, Mietitori in attesa di ingaggio, Il Battaglia e il Lumachi; il poemetto: Orazione per Falcone e Borsellino. Con questa casa editrice ha pubblicato Il mondo è degli sconosciuti (2004) e Storie e cronache della città sotterranea (2013).
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