Storie fantastiche per uomini stanchi

Storie fantastiche per uomini stanchi

Lingua originale: inglese
Traduzione di Roberto Birindelli, Mario Praz
Nota di Mario Praz

Quattro racconti ironici, decadenti, stilisticamente impeccabili.

Parlando di Max Beerbohm, Emilio Cecchi diceva: «sta il fatto che quella dell'umorista vero, è un'arte che esige infinite cose da ricordare, esperienze profonde e innumerabili, e giuoca sulle vestigia di molte epoche e passioni del cuore e del mondo». E non si può dire che sull'umorismo e sugli umoristi ci siano idee chiare; c'è anzi molta confusione, un attruppamento pieno di disparità e di incertezze. Umoristi sono Cervantes, Dostojevskij, Pirandello, Brancati, Campanile; e umorista è Beerbohm. Ma secondo la definizione che Cecchi dà del vero umorista. Si può aggiungere, stante la poca conoscenza che in Italia si ha di Beerbohm, che per il ritmo indiavolato dei suoi racconti, il fuoco d'artificio delle sue invenzioni, ci si può richiamare fondatamente a un grande e celebre maestro del cinema: il Clair del Milione, dei Tetti di Parigi, di Accadde domani.

Autore

Max Beerbohm (1872-1956), narratore, saggista e disegnatore inglese, fu l'ultimo, irridente, rappresentante della cultura decadente. Tra i suoi titoli: Le opere di M.B. (1895), Zuleika Dobson (1911).

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