Le avventure tragicomiche di un personaggio mediterraneo. Lo stolto-astuto nella tradizione popolare siciliana, araba e turca, che con la forza del riso tutto stravolge.
Si dice: «l'arte di Giufà», che è il non averne alcuna. Ma nel dialetto siciliano «arti» è sinonimo di mestiere manuale o, spregiativamente, di artificio, di inganno. Arte è quella del sarto, del falegname, del potatore, del contadino; di chiunque, insomma, sa lavorare, accorto e paziente, con le mani: arte vera, che produce, che serve; ma quella dell'avvocato, del medico, è arte in quanto è arte tutto quello che dà pane: ma imparagonabile a quella concreta che si fa con le mani (guidate dalla testa, si capisce), da diffidarne anzi, da guardarsene al possibile e anche al di là del possibile... Tutt'altra è l'arte di Giufà: quella - suprema, assoluta - dell'ozio. Ed è appunto l'ozio che rende Giufà personaggio, che ce lo fa vedere nel contesto di una comunità, di un paese: lo stolto o il folle del paese (la stoltezza di Giufà è anche follia), di ogni paese siciliano. Strade, vicoli e cortili; palazzetti pretenziosi e stemmati, case terragne umide e oscure, gradinate di chiesa; palmizi, mandorleti, oliveti; campi di grano e prati di sulla; asini e capre; il mare qualche volta - si accampano dietro la sua figura, fanno di volta in volta sfondo al suo vagare, al suo estravagare. Ma si dice anche: «Giufà Giufà / fa' l'arti chi tu sa'»: e in nome di Giufà, che non ne ha alcuna, viene elargito il consiglio, prescritta la regola di praticare l'arte che meglio si conosce, il mestiere «che si ha nelle mani». Così, almeno, vien sempre pronunciata questa proverbiale espressione; che forse in origine, e ancora ambiguamente, voleva e ancora vuole esortare all'ineffabile arte dell'ozio. Leonardo Sciascia
1 Gennaio 2001
La memoria n. 503
200 pagine
EAN 9788838916908
Formato e-book: epub
Protezione e-book: acs4
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