Torino, 1972. Un emigrato siciliano tenta, sanguinosamente, una rapina. Una grande scrittrice torna nella sua terra di miniere e latifondi a cercare spiegazioni. Romanzo epico e corale.
Vige un’interpretazione, a tratti dominante, di una Sicilia fatalisticamente dominata dalla legge del non cambiamento, fondata nel peccato antico dei siciliani di sentirsi perfetti («We are gods» spiegava il principe del Gattopardo ai suoi ospiti inglesi) che trasforma la storia nella filosofia di un circolo sempre uguale. É una raffigurazione della Sicilia che Giuliana Saladino non poteva amare e, probabilmente, nemmeno giudicava del tutto innocente. Scoperta tardi, dopo la sua morte, essere una grande narratrice prima e più che la grande e nota giornalista che si sapeva, con un libro di pura narrazione Romanzo civile, ma non di pura invenzione, Giuliana Saladino ha raccontato di una élite siciliana senza peccato originale: quel che avrebbe potuto essere non fu solo perché venne sconfitta. Anni prima nel 1977 aveva pubblicato Terra di rapina, accolto all'uscita come un magnifico reportage, ma che questa riedizione intende riproporre per quello che probabilmente è più veramente: un altro intenso e pensoso, dolente e limpido romanzo civile. Un'altra epica della Sicilia, che solo il prevalere di mitologie compiacenti o assolutorie può lasciare relegata all'ambito nobile ma ristretto del reportage. Giuseppe Di Maria, di Cianciana, provincia di Agrigento, nel 1972 si rese protagonista di un clamoroso fatto criminale: un colpo in banca fallito, e conclusosi col linciaggio del rapinatore. Giuliana Saladino, a pretesto di questo episodio, scese nei luoghi di origine del criminale, nel cuore più antico della Sicilia del latifondo dello zolfo e della mafia, dove si incontrano le province di Palermo, Agrigento e Caltanissetta, a spiegarsi come si diventa banditi siciliani a Torino. «Una memoria collettiva - scrive lei - su fatti e circostanze recenti» che dipana avanti agli occhi del lettore l'epopea di un'altra generazione senza peccato metafisico che tentò e fallì. Contadini e solfatari della riforma agraria, che videro un futuro tra paesaggi che si pretendono senza tempo, e furono battuti. E dopo la sconfitta scelsero un'altra via di civiltà, dolorosa e vitale: il più grande processo migratorio della storia, mentre sulla loro sconfitta, e sul loro coraggio di esuli, le terre impoverite di intelligenze e di cultura civica, perversamente costruivano una loro modernità che è poi stata la nostra. Così, questo romanzo conduce alla scoperta della verità sul bandito di Cianciana: il bandito altro non è che lo sfogo di una terra bandita. Che il rapinatore è il figlio di una terra di rapina.
1 Gennaio 2001
La memoria n. 504
152 pagine
EAN 9788838917066
Giuliana Saladino (1925-1999) è nata e vissuta a Palermo. Giornalista e scrittrice di impegno politico e civile, ha scritto De Mauro, una cronaca palermitana (Milano, 1972). Questa casa editrice ha pubblicato nel 2000 Romanzo civile e nel 2001 il romanzo-reportage Terra di rapina (già edito nel 1977 a Torino).
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