Un libro struggente di ricordi e di nuovi inizi, preciso e poetico, un racconto autobiografico che va dal dopoguerra ai primi anni Sessanta: la formazione di Uwe Timm come apprendista pellicciaio, le esperienze di lavoro, le amicizie speciali e i libri che gli hanno cambiato la vita.
«Uwe Timm è il miglior erede della grande generazione di scrittori tedeschi del dopoguerra».
Goffredo Fofi, Internazionale
Uwe Timm, come un Philip Roth tedesco, riesce a fissare sulla pagina un’epoca, una generazione, un popolo, senza mai alzare il racconto oltre l’orizzonte delle storie private, dei personaggi incontrati.
Siamo nel dopoguerra, a metà degli anni Cinquanta, il padre dell’autore è un pellicciaio che, pur amando i libri, ritiene che il figlio debba proseguire la sua attività, e lo arruola quattordicenne, appena finite le medie, come apprendista in un laboratorio di pellicce. È qui, nella grande bottega del signor Levermann, a metà tra il pregiato artigianato e la manifattura industriale, che avviene la crescita del protagonista-narratore negli anni che corrono dall’adolescenza all’università. Un apprendistato che attraversa i segreti e le insidie di quest’arte, e le pagine dedicate alla precisione del mestiere sono una esaltazione del lavoro dell’artigiano come processo che genera significato: «Voglio descrivere tutto ciò in modo dettagliato perché il lavoro si sta estinguendo o si è già estinto». Ascolta le storie dei colleghi: il vecchio socialista Kruse, per cui «il lavoro politico e le doti di artigiano sono un tutt’uno»; il giovane Erik che ha attraversato l’America come Jack Kerouac e che lo introduce al jazz; Johnny-Look col suo tenero rispetto per gli animali finiti in pelliccia, verso di loro «l’obbligo di trasformare la vita in bellezza»; il gigantesco Jensen che lo infila nel divertimento di espedienti avventurosi. E poi tanti altri tipi umani, ognuno animato da un contagioso fermento, per finire con la piccola Lilith, la movimentata sessualità che è come un congedo verso gli anni Sessanta dell’università. Cosa ha imparato da tutti loro? Oltre al mestiere, oltre ai libri, alle poesie, alla grande letteratura, Uwe ha appreso cosa significhi conservare e tenere in vita la memoria di una generazione che ha attraversato il dolore del Nazismo ma ha consegnato ai suoi figli un desiderio travolgente di vita e di esperienze nuove. I suoi fantasmi sono stati gli spiriti che lo hanno trasportato dalle rovine di città vuote di speranza a un’epoca di ricostruzione, ricostruzione di se stessi e dei legami sociali.
Con Tutti i miei fantasmi Uwe Timm si conferma come uno degli scrittori maggiormente capaci di traghettare con profondità e delicatezza il racconto del Novecento nel nostro secolo.
21 Gennaio 2025
La memoria n. 1329
328 pagine
EAN 9788838947797
In libreria dal: 21 Gennaio 2025Uwe Timm (Amburgo, 1940) è uno dei maggiori scrittori contemporanei tedeschi. Ha ricevuto numerosi premi per la sua narrativa, tra cui il Premio Napoli e il Premio Mondello. I suoi romanzi sono stati tradotti in ternta lingue. Con Sellerio pubblicato Un mondo migliore (2019), La scoperta della currywurst (2020), Come mio fratello (2023) e Tutti i miei fantasmi (2025).
Chi ha consultato la pagina di questo libro ha guardato anche: