Seconda guerra mondiale: la storia del salvataggio del patrimonio artistico italiano dalla minaccia della deportazione. Il racconto di un'impresa eroica tra documenti, diari sperduti e ricordi personali.
Fin dal 1940 centinaia di capolavori dai musei delle grandi città italiane furono segretamente trasferiti nel Palazzo Ducale di Urbino, e in altre località, reputate sicure, dell’Italia centrale, come la Rocca di Sassocorvaro e il Palazzo dei Principi di Carpegna. Le sovrintendenze volevano con questi ricoveri preservare il patrimonio artistico dai danni bellici. Ma tre anni dopo nel 1943, dopo gli sbarchi alleati, l’armistizio e l’occupazione tedesca, quei rifugi divennero ancora insicuri ed esposti a una nuova minaccia: la deportazione. Fu allora che lo stesso gruppetto di volenterosi, con pochi mezzi propri e di fortuna, attuò una fatidica impresa: il trasferimento di quel patrimonio, con catalogazione e censimento, nei ripari sicuri dei Musei Vaticani. Ne furono protagonisti gli storici dell’arte Giulio Carlo Argan e Emilio Lavagnino, quest’ultimo principale organizzatore di questi viaggi e di questi trasporti. Essi davano così seguito agli accordi intercorsi con l’ambasciata di Germania in Vaticano, e alla disponibilità del papa Pio XII . Spostamenti e carichi, con camion presi in affitto da privati, o prestati in cambio di altri favori, utilitarie personali, mentre dal cielo gli aerei bombardano, districandosi tra i controlli dell’esercito tedesco, fidando nell’aiuto - fino a che punto affidabile? - di ufficiali tedeschi, affrontando incertezze estreme di spostamento e vere e proprie spedizioni avventurose, patendo tutti le difficoltà di approvvigionarsi in teatri di guerra, l’immane impresa fu compiuta in un inverno, con successo. Se ne dice poco, ma ad essa si deve la sopravvivenza di tanta parte del nostro patrimonio d’arte. Al centro della storia è Emilio Lavagnino, padre della scrittrice che in queste pagine ricostruisce l’avventura movendosi tra documenti e diari sperduti, mescolandovi i propri ricordi personali di figlia adolescente, e le piccole avventure di una famiglia movimentata, come in un romanzo mémoire. Di esso colpisce «l’umorismo» di una situazione che si presenta come il suo contrario: eroi quotidiani che non pensano affatto di esserlo, e agiscono nelle peripezie come affrontando le normali vicende del proprio lavoro.
1 Gennaio 2006
La memoria n. 673
148 pagine
EAN 9788838921087
Formato e-book: epub
Protezione e-book: acs4
Alessandra Lavagnino (1927-2018), nata a Napoli, ha insegnato Parassitologia nell'Università di Palermo ed è specialista in insetti vettori di malattia. Oltre alle pubblicazioni scientifiche ha scritto un gran numero di opere di narrativa tra romanzi (I lucertoloni, 1969; Il fantasma nel sole, 1973), racconti e favole per riviste, racconti divulgativi (Zanzare, pubblicato da questa casa editrice nel 1994; Belli di mamma, 1997), e riscritture in Italiano (Heidi, I pattini d'argento, Orgoglio e pregiudizio). Della Lavagnino questa casa editrice ha pubblicato Zanzare (1993), Una granita di caffè con panna (2001), Le bibliotecarie di Alessandria (2002, 2023), I Daneu. Una famiglia di antiquari (2003), Un inverno 1943-1944 (2006) e La mala aria (2010).
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