Occorreva l’incontro tra un’epoca di transizione – neoclassica, gotica e moderna al contempo – e la penna di un poeta-architetto illusionista e visionario per dare vita a uno dei documenti più curiosi della storia dell’architettura e del collezionismo, Per una storia della mia casa. Architetto geniale e pionieristico, la cui cifra si coglie persino nelle rosse cabine telefoniche inglesi – memori del monumento funebre della moglie – John Soane (1753-1837) scrisse di getto questo libro nel 1812, mentre fervevano i lavori di ristrutturazione e ampliamento della sua casa a Lincoln’s Inn Fields. Stava nascendo la casa-museo offerta da centosettanta anni allo sguardo meravigliato di visitatori illustri e ignoti, stregati da luci e spazi misteriosi come dall’intimo rapporto tra casa e collezione, pensate una per l’altra e cresciute insieme. Come a descriverne una progettazione a ritroso o a proiettarla in un futuro fantascientifico, Soane immagina la sua casa come un cumulo di rovine e ne interroga il passato con modi e domande da archeologo: cosa sarà stata mai, un tempio, un cimitero, un convento, il covo di un mago? Dalle pagine del breve racconto affiorano le preoccupazioni professionali dell’uomo di mestiere, curioso di decifrare struttura e disegno originale della casa e in essa di rinvenire la funzione degli spazi e il senso delle decorazioni. Ma tra le righe s’insinua il privato romanzo dell’autore, generoso, iracondo, riverito eppure spesso osteggiato e ferito, a disegnare un suo originalissimo ritratto. Con Per una storia della mia casa, John Soane ha consegnato al futuro un’autobiografia in forma di casa e, viceversa, una casa in forma di autobiografia.
2010
La nuova diagonale n. 82
132 pagine
EAN 9788838923425
Non disponibile
Nato nel 1753, figlio di un muratore, John Soane ebbe una carriera fitta di successi e difficoltà. Dopo l’apprendistato giovanile presso George Dance e Henry Holland e il premio della Royal Academy che gli consentì di compiere il consueto Grand Tour tra Francia, Svizzera e Italia, gli anni londinesi di Soane scorrono tra tensioni istituzionali, dispiaceri personali e committenze prestigiose: tra le altre, quelle della Banca d’Inghilterra, vero e proprio laboratorio dell’architetto maturo, del Chelsea Hospital e della pinacoteca di Dulwich. Quando muore, nel 1837, John Soane lascia all’architettura un’opera geniale e multiforme, agli studiosi il patrimonio prezioso delle sue lezioni appassionate e di una ricchissima biblioteca, all’amatore d’arte e al collezionista una casa-museo di straordinarie intensità e suggestione, e ai suoi colleghi del Novecento o del terzo millennio un modello con il quale non si può oggi fare a meno di dialogare.
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