Palazzo dello Steri a Palermo, dimora di una grande famiglia feudale, poi sede dell'Inquisizione e delle sue carceri. Assieme al testo del Pitrè, questo libro raccoglie le vecchie foto dei graffiti, il commento di Sciascia e una Nota di Giuseppe Quatriglio che ripercorre tutta l'avventura della scoperta e della riscoperta, da quelle urla senza più suono alla memoria dei tempi presenti, testimoni di nuove inquisizioni.
Agli inizi del Novecento, nel corso di uno dei tanti riadattamenti subiti dal palazzo dello Steri di Palermo - in origine dimora di una grande famiglia feudale, poi sede dell'Inquisizione e delle sue carceri - lo storico delle tradizioni popolari Pitrè ebbe notizia di alcuni graffiti, disegni e scritte incisi sulle pareti delle celle dai prigionieri del Santo Uffizio e lasciati a futura memoria. Li visitò, li catalogò, ne fece uno studio che questo libro ripubblica. Gli sfuggirono, però, delle cellette, in un mezzanino dimenticato, con altri graffiti, descritti due anni prima dallo storico La Mantia, e la svista del Pitrè finì col confonderli nell'oblio. Dal quale li trasse, casualmente agli inizi degli anni Sessanta, il giornalista Giuseppe Quatriglio - mentre si svolgevano nel palazzo nuovi lavori di restauro -; e ne avvertì Sciascia, conoscendo quanto il grande scrittore siciliano fosse sensibile e curioso di tutte le notizie connesse alla realtà di quella che considerava simbolo e emblema di ogni barbarie giudiziaria. Sciascia si affrettò a far fotografare tutte quelle disperate testimonianze che, a distanza di secoli, le pareti restituivano: i graffiti scoperti dal Pitrè e quelli riscoperti da Quatriglio, prima che l'incuria dei conservatori della Palermo di allora li guastasse per sempre. Assieme al testo del Pitrè, questo libro raccoglie le vecchie foto dei graffiti, il commento di Sciascia e una Nota di Giuseppe Quatriglio che ripercorre tutta l'avventura della scoperta e della riscoperta. Alla quale Sciascia teneva particolarmente, considerandola come l'estrema e fortuita consegna, da quelle urla senza più suono alla memoria dei tempi presenti, testimoni di nuove inquisizioni. E a salvaguardia dell'intento di Sciascia, questo libro, che egli di fatto ideò nel 1977, riproponiamo ai lettori in un'edizione accresciuta di nuove circostanze.
1 Gennaio 1999
La memoria n. 409
232 pagine
EAN 9788838914225
Non disponibile
Giuseppe Pitrè (Palermo 1841-1916), medico, senatore del Regno è una delle maggiori personalità della cultura siciliana. Pur tenendo conto delle analisi di studiosi successivi (S. Bonanzinga, I. E. Buttitta, T. Cusimano, S. D’Onofrio, G. D’Agostino, M. Giacomarra, F. Giallombardo, E. Guggino) la sua Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane, in 25 volumi, è documento esemplare di una cultura regionale. A parte ricadute romantiche, ancora avvertibili in Canti popolari siciliani (1870-71), l’ottica scientifica di Pitrè si impone per il suo impianto storicofilologico. La scelta di questa prospettiva è evidente in Spettacoli e feste popolari siciliane (1881) e in Feste patronali in Sicilia (1900), ma anche in Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano (1887-88).
L’insistenza in Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani (1875) nella ricerca di varianti e riscontri ai testi pubblicati, e più ancora i riferimenti ad altre culture nei Giochi fanciulleschi siciliani (1883), documentano la sua progressiva adesione all’antropologia evoluzionista. Se si pensa che a Palermo la casa editrice Sandron veniva pubblicando i classici europei di orientamento positivista, in particolare di psicologia sociale, si può pertanto intendere perché Pitrè, chiamato all’insegnamento universitario, denominò la sua disciplina Demopsicologia.
Leonardo Sciascia (1921-1989) ha pubblicato con questa casa editrice: Dalle parti degli infedeli (1979), Atti relativi alla morte di Raymond Roussel (1971), L'affaire Moro (1978), Kermesse (1982), La sentenza memorabile (1982), Stendhal e la Sicilia (1984), Cronachette (1985), Per un ritratto dello scrittore da giovane (1985) e ha curato l'antologia in quattro volumi di testi inediti o rari Delle cose di Sicilia. Due precedenti raccolte dei suoi saggi e articoli sono state pubblicate da Giulio Einaudi editore: La corda pazza (1970) e Cruciverba (1983).
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