Un’autobiografia, in forma di asettico verbale, in cui l'autore ricostruisce un itinerario di formazione interiore e di impegno politico.
Sullo spegnersi della sua vita un grande e amaro meridionalista concludeva un giudizio sul Risorgimento: non è stato una rivoluzione, ma una grande rivelazione. È probabile che un'asserzione del genere si applichi a ogni moto, a ogni ribellione, a ogni impeto vittorioso o sconfitto. Ma è certo che, nell'ironia particolare data dal meridionalista, cade a taglio per quel recente passato ricordato, in modo sempre più flebile, come «il Sessantotto». Nel protagonista e autore di questo libro, per fatto di generazione («generazione», «la mia generazione»: altri modi di identificarsi cari a quegli anni, almeno per la scia di una celebre canzone) la rivelazione coincise col naturale disvelarsi del mondo proprio all'adolescenza, e poi alla prima giovinezza, e alla piena e tarda. E dunque il tema del Verbale potrebbe essere: dei modi come a una generazione il mondo si rivelò durante il Sessantotto, grazie al Sessantotto. un'autobiografia, una confessione, un «j'ai veçu» da chi visse intensissime quelle astuzie della storia, una memoria collettiva? Forse meglio, una resa alla rivelazione: nel senso in cui si dice arrendersi all'evidenza dei fatti.
1 Gennaio 1989
La memoria n. 195
216 pagine
EAN 9788838905452
Carlo Pannella (Genova, 1948) è stato inviato del giornale «Lotta Continua» in Portogallo durante la «rivoluzione dei garofani», in Iran subito dopo il ritorno in patria di Khomeini, e in Germania al nascere del terrorismo. È stato poi vicedirettore del quotidiano «Reporter». Il verbale è la sua prima opera di narrativa.
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