Una saga familiare dall’inizio del Novecento agli anni Sessanta. Nell’abitazione di via Polara, a Palermo, per più di mezzo secolo un carosello di personaggi di tre radicate etnie sfila, in perenne dialettica, sullo sfondo di guerre, dopoguerra, soggiorni nell’Albania occupata, i tempi e i costumi che cambiano. Dal balcone di casa si vede una Palermo vera, antiretorica, lontana da ogni stereotipo.
«Negli anni dai Venti ai Cinquanta del secolo scorso, il banale appartamento in via Polara 5 al secondo piano non era solo il sito ove i componenti di una nutrita famiglia abitavano, amavano, godevano, nascevano, odiavano, soffrivano e spiravano. Era base, porto, rifugio e simbolo per tre generazioni di una tribù. In quel microcosmo, ogni vicenda era collettiva, regolata dai crismi precisi e immutabili di un sistema solare. Nel fulcro sedeva il gran capo commendatore Giorgio Mandalà, circondato da un nucleo stanziale: moglie Mimì Traina, figlie, figli e servetta. Nella contigua orbita fluttuavano tasselli del clan accasati e formalmente residenti altrove, in pratica sempre presenti, con coniugi e figlioletti: i niputeddi. Su traiettorie più distanti gravitavano cognati, compari, consuoceri, cugini e zii. Più fuori ancora ruotavano parenti di mè parenti chi a mmia un mi vennu nenti, lontani congiunti. Nella cerchia esterna balenavano frequentatori a vario titolo: amici, attuppanti (tappabuchi), compaesani, divuteddi, parrucciani, papas arbëreshë e preti latini. La casa giocava un ruolo fondamentale. Ogni angolo, arredo, mobile, parete o suppellettile brillava di luce propria. Emanava specifici odori. Produceva rumori inconfondibili, associati a sensazioni e vicende precise. Il contenitore era vivente, attivo protagonista, accanto agli umani che lo popolavano, di una storia che si annunciava eterna, ma che fece una volata, bruciando in pochi anni, per dissolversi nel nulla e nel rimpianto di ciò che fu. I giorni non avevano fine. Fitti di avvenimenti spesso ripetitivi, ma diversamente colorati e ricchi di emozioni. Oggi il tempo è usa e getta. Nasce frettolosamente, già vecchio». L’originalità di questo libro di «gente e storie», rispetto a una normale cronologia di ricordi, è che non vi sono comparse. Decine di persone, tante avventure, ma ognuno è il protagonista della sua scena compiuta, tragica o comica. Frammenti del grande mosaico della vita che diventano una sola trama in cui risalta il filo unico. Sono lo specchio della grande biodiversità umana, che nessuno temeva di esibire prima della grande omologazione. E dimostrano l’importanza emotiva in noi della favola del passato.
Ma soprattutto il vero protagonista, che queste pagine rievocano, è il tempo, eterno, reiterato ma non noioso.
27 Settembre 2022
La memoria n. 1247
392 pagine
EAN 9788838944147
Formato e-book: epub
Protezione e-book: acs4
Nicola Schicchi, ingegnere meccanico, è nato nel luglio 1936 a Palermo in via Polara n. 5. Ha lavorato prevalentemente all’estero. Ha pubblicato Paolo Schicchi. Storia di un anarchico siciliano (2015) e Giacinto e Riccardo Schicchi. La famiglia, gli aerei, la pornografia (2018), che rievocano figure singolari nel ramo paterno.
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