Commuoversi nell'ascoltare musica, esigere dall'amicizia sincera intensità: cose di cui si dovrebbe esser fieri, ragiona il protagonista di questo libro, un intellettuale e politico ora confinato su una poltrona dalla paralisi.
Commuoversi nell'ascoltare musica, esigere dall'amicizia sincera intensità: cose di cui si dovrebbe esser fieri, ragiona il protagonista di questo libro, un intellettuale e politico ora confinato su una poltrona dalla paralisi. Non fosse per un insistente sospetto di vacuità, se l'ascoltar musica è «un'attività d'eccezionale valore spirituale, ma anche, in circostanze date, perfettamente simile alla perdita di tempo, all'ozio e all'inganno», se l'amicizia scade quando sono più comodi «il silenzio e la cortesia». E ricorda l'ingombro di disillusioni farsi intollerabile durante una seduta di Consiglio che diviene l'incarnazione di tutto quanto nella vita è privo di importanza, annoia e offende. E come si rese necessaria e urgente una visione, l'unica nella sua vita. La visione (e, avverte Ferrara, «le visioni sono proprio questo, vedere ciò che in realtà non s'è visto») di una scena distante nel tempo e nello spazio, satura di tutto ciò che per lui è chiaramente, immediatamente importante e di cui «si può andare orgogliosi».
1 Gennaio 1997
La memoria n. 406
112 pagine
EAN 9788838913761
Giovanni Ferrara (Roma, 1928-Pavia, 2007) è stato senatore per diverse legislature e professore di Storia Antica nell’Università di Firenze. In questa stessa collana ha pubblicato Il senso della notte (1995) e La sosta (1996).
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