Le novelle, della mondana giornalista di costume, raccontano l'Italia degli anni Cinquanta; il boom vissuto da una «generazione ingenua e triste che si illuse di vivere secondo un ritmo eccezionale».
Irene Brin (il più amato dei molti pseudonimi che assunse - questo trovato da Leo Longanesi per il suo settimanale «Omnibus» -; il più noto essendo forse «Contessa Clara») è stata l'iniziatrice, in Italia, del genere, e del gusto, della cronaca giornalistica di costume. Componendo in anni - quelli del fascismo, quelli dei Cinquanta, quelli del boom - per cause diverse difficili e di modernizzazione turbolenta, una specie di enciclopedia dei «tempi che corrono», per quadri e ritratti, mode, luoghi comuni, eccessi e difetti; e con una eleganza, e una sensibilità per le cose marginali e mediocri che fanno la storia, non più eguagliate. Le visite sono novelle, del 1945, ed escono da quel genere perché non sono, strettamente parlando, cose viste. Ma in molti modi, in quella stessa voglia di «comprendere una generazione ingenua e triste che si illuse di vivere secondo un ritmo eccezionale», rientrano, e dalla stessa intenzione nascevano, come bozzetti e quadri di situazioni e caratteri. Come visite in ambienti di un'Italia diventata, appena allora, cittadina.
1 Gennaio 1991
La memoria n. 242
100 pagine
EAN 9788838907487
Irene Brin (1914-1969), pseudonimo di Maria Rossi, è stata in Italia iniziatrice di un giornalismo leggero e colto, di cronache mondane e di costume. Ha collaborato fra l'altro all'«Omnibus» di Leo Longanesi e alla «Settimana Incom» di Luigi Barzini jr. (firmandosi «Contessa Clara»). Sono stati pubblicati da questa casa editrice: Usi e costumi 1920-1940 (1981), Dizionario del successo dell'insucceso e dei luoghi comuni (1986) e Le visite (1991).
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