La vita recitata. Una storia di carnevale

La vita recitata. Una storia di carnevale

A cura di Diego Ciccarelli
Introduzione di Italo Calvino

Testo di Antonio Palomes

Con un saggio di Antonino Buttitta

Acquerelli di Enrico Cavallaro, Rocco Lentini e altri

 

Album stampato su carta usomano appositamente fabbricata dalle Cartiere Miliani di Fabriano, legatura in tela con impressioni in oro, sovracoperta e cofanetto illustrati

formato Maddalena 35x25 cm 

Da tempo credevamo che il Carnevale fosse una costumanza in irreversibile declino, dato che non ha più nessuna Quaresima a cui contrapporsi e la nostra società ospita si può dire un Carnevale allo stato diffuso, sebbene con risultati nient’affatto allegri. Invece, negli ultimi anni, pare che proprio il Carnevale tradizionale conosca una ripresa: si torna a festeggiare il Carnevale, e soprattutto si parla del Carnevale... (dall'introduzione di Italo Calvino).

Antonio Palomes, scrittore e saggista palermitano (1840-1914), accostatosi al mondo intellettuale, senza esservi ammesso a pieno diritto, è rimasto poco conosciuto, tuttavia non si può non accomunare a Gioacchino Di Marzo o a Giuseppe Pitré per ingegno e opere. Fu tra l’altro autore del Testamento del Nanno per l’anno 1872, protagonista il Nanno: la personificazione stessa del carnevale siciliano. Si trattava di una persona con tipico berretto che, in compagnia della Nanna rappresentava «la maschera principale, massima, l’oggetto di tutte le gioie, di tutti i dolori, de’ finti piagnistei, del pazzo furore di quanti sono spensierati e capi scarichi». Così lo definisce proprio il Pitrè che fa risalire le sue origini a un mitico personaggio dell’antichità greco-romana. Espresso in prosa ed in poesia, il Testamento, originale storia di Carnevale, rappresentò un avvenimento atteso per la sua carica satirica, per la possibilità ad esso riservata di colpire personaggi e costumi in modo più o meno esplicito. Il Palomes, come ebbe a dire Herman Grimm, figlio di Wilhelm, uno dei due celebri fratelli Grimm, «possiede il felice dono di dire le cose con vivacità, e sa tanto ben condurle, che uno si mette involontariamente a seguire il suo pensiero». Il volume, confezionato in un’elegante veste grafica è illustrato da acquerelli di noti artisti del secondo Ottocento palermitano.

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