Mi sono commosso a leggere il libro di Francesco Berti. Da anni era nella mia libreria e solo ieri sera mi sono deciso ad aprirlo. Sono pagine da tenere scolpite nel cuore; il prossimo anno scolastico le leggerò ai miei ragazzi di terza media, perché attraverso le parole di Berti possano aprie la mente e il cuore. Vorrei abbracciare l'Autore e ringraziarlo per ciò che mi ha insegnato. Grazie.
?Amico della mia giovinezza, ritorno a te con grande riconoscenza più di una sera?. Questo è lo spirito della parole di Hermann Hesse che Francesco pone all?inizio del suo libro/testimonianza. Un libro breve, ma prezioso, intensissimo, da riporre, una volta terminato, senza allontanarlo troppo, però!, per consentirgli poi di parlarti senza che tu te ne accorga, per dargli modo di cercarti discreto e interrogarti. Francesco è Francesco Berti Arnoaldi, illustre avvocato e uomo di cultura bolognese; un bel signore, di alto sentire, la parlata fluente, evocativa. Giuliano è Giuliano Benassi, nato a Carpi (MO) nel 1924 -maggiore di due anni di Francesco-, compagno di scuola (il Ginnasio Liceo Luigi Galvani, a due passi da casa mia, frequentato da tante persone a me care), amico inseparabile, fervente cattolico, partigiano della prima ora nelle formazioni di ?Giustizia e Libertà?, arrestato, torturato, deportato in Germania e, infine, ucciso a seguito di un tentativo di fuga non riuscito il 27 aprile 1945 (assurdità della storia). La morte dell?amico è, per Francesco, realtà impossibile da accettare; Giuliano gli ritorna alla mente spesso, appagando solo per poco il vuoto della sua assenza. Dopo 44 anni, alla luce della testimonianza rilasciata nel 1947 da Ugo Bigardi, che aveva condiviso con Giuliano tutto il periodo di detenzione, fino all?ultimo istante, Francesco intraprende da solo il viaggio della deportazione dell?amico: da Bolzano a Flossenburg, poi a Porschdorf, dove questi lavorò in una cava di pietra, infine a Oelsen, in Sassonia a sud di Pirna, dove sarà assassinato. Luoghi suggestivi, che non penseresti teatro di tragedie? D?altronde, Wannsee, sulle rive dell?Havel con i suoi boschi e le imbarcazioni da diporto, non è forse un piccolo paradiso? ?Tu immagina quanto gli sia costato quel viaggio?.? osserva una comune amica, , in anni lontani, giovane collega di studio di Francesco, da lei considerato un maestro professionale e di vita. ?Anche mettere per iscritto la sua esperienza non è stato indolore, sai?, lei continua. Lo immagino, certo, ma Francesco ci ha fatto un regalo impagabile, impreziosito dalle riflessioni finali di Alessandro Galante Garrone e da una serie di componimenti poetici di Francesco, risalenti ad anni diversi, ?Le nove cantatine partigiane?, tra le quali, di straziante bellezza, è ?Il Repubblichino?, in dialetto. L?Autore aveva compreso e fatta sua la grandezza morale dell?amico, la fede religiosa vissuta come ?raccoglimento interiore che si conclude nell?azione?, l?ottimismo e lo spirito ironico, anche nei momenti più bui, che traspare dalla lettere scritte al fratello. La fede cristiana, nutrita da prove difficili, conservata fino all?ultimo. Nell?autunno del 2005 il Comune di Bologna ha intitolato a Giuliano Benassi lo spazio antistante l?ex Chiesa di S. Lucia (utilizzata, tra l?altro, come Aula Magna dall?Università), la celebre ?Piazzetta?, ove hanno giocato a pallone generazioni di ragazzi, proprio a fianco del Liceo-Ginnasio ?Luigi Galvani?.
1 Gennaio 1990
La memoria n. 220
152 pagine
EAN 9788838906541