Il casellante

Il casellante

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  • 01/07/2008 - 12:28 Arcangela Cammalleri

    Più forte l'amore

    Dopo "Maruzza Musumeci" metamorfosi donna-sirena, siamo alla trasformazione donna albero (arbolo): le mutazioni si moltiplicano! Eh già, nell'era della fanta politica-politica, della fanta-stampa, non poteva mancare la fanta-letteratura. Chi poteva " replicarla alla sua maniera? Ma Camilleri, lo scrittore "Cult" per una vasta fascia di pubblico che ad ogni uscita di un suo romanzo l'appuntamento in libreria diventa irrinunciabile, quasi, un punto d' onore. Certo che la fantasia del nostro Autore è una fonte energetica inesauribile e va "oltre i confini della realtà" e a noi poveri lettori ci fa strabuzzare tanto d' occhi e raggiungere sempre alti gradi di piacevolezza. Si ha l'impressione che i libri "Camilleriani", non con protagonista Montalbano, stiano virando in senso fiabesco, senza, tuttavia, perdere gli agganci con la realtà in una commistione tra passato e presente in cui i fatti sono trasfigurati e i personaggi esacerbati nei loro caratteri, le donne si trasmutano come se volessero attingere a nuove forme per affrontare sfide ai limiti dell'impossibile. Questa materia narrativa, paradossale e, amara e pietrificante, è impastata da una prosa così strettamente imparentata con il dialetto che, anch'essa in trasmutazione, diventa tale. Siamo a Vigata, nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, le leggi fascistissime, ridicole nella loro iperbolica radicalizzazione, i bombardamenti aerei, uomini dabbene e immancabili uomini d'onore fanno da sfondo al teatro umano di bassi istinti, primigenia barbarie, violenza ferina e ottundimento delle menti. I due protagonisti, Minica e il marito casellante Nino Zarcuto, sono vittime inconsapevoli, in balia di eventi più grandi di loro. Il tema della metamorfosi, in questo caso, non riuscito (di classica e non memoria), s'innesta nella mente di Minica quando la sua essenza di donna, non più in grado di procreare, la porta a diventare un tutt'uno con la natura per riappropriarsi del ciclo vitale di essa a lei che quel ciclo le era stato tolto con la violenza. Estirpata dalle sue radici materne, ella si abbarbica nella terra, in una sorta di rivendicazione di essere soggetto mutante quando la ferocia bestiale dell'essere bruto l'aveva ridotta in mero oggetto consumante. Minica semplice ed illetterata, caparbia e radicata nel suo dolore viscerale, nel suo forte desiderio di madre a tutti i costi, vuole ritornare allo stato vegetale per mutarsi in albero: una follia che solo il marito per amore e solo per amore asseconda; innaffiarsi, essere concimata, potata, innestata sono i ritmi effettuali della sua nuova vita. Ed ecco che la tenacia e l'ostinazione daranno i loro frutti: dalle macerie della guerra un bambino sortirà ad illuminare i toni foschi e drammatici della storia. Lo sguardo pietoso di Camiller vigila al fine di non precipitare nella tragedia. In un'mmagine sacra di Madonna con il "Suo " bambino si chiude il casellante a cristallizzare il momento di estatica felicità di Minica: una sorta di quadro della natività, madre, figlio e...la grotta rischiarata dalla luce della speranza ( o della provvidenza?). Un romanzo di ombre oscure e di luci abbacinanti come è nello stile di Camilleri dove si fondono armoniosamente tutti i segni d'identificazione della sua immaginifica arte.

2008

La memoria n. 750

160 pagine

EAN 9788838923029

Formato e-book: epub

Protezione e-book: acs4

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