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Infelicità
Antonella Bernardi
Comunale di Portomaggiore
Portomaggiore - FE
4 Novembre 2013
rimedio:
Hector Abad Faciolince, Trattato di culinaria per donne tristi
Nessuno conosce le ricette della felicità. Nei momenti infelici saranno vane le più elaborate pietanze della gioia. Anche se per alcune la tristezza è motore dell’appetito, non conviene nei giorni di angustia rimpinzarsi di cibo. Non si assimila e produce grasso, il mangiare dell’infelicità. I beveraggi più sani diventano venefici quando sono consumati da una donna afflitta. Sana abitudine è il digiuno nei giorni di disgrazia. Tuttavia, nella mia lunga pratica con frutti e verdure, con erbe e radici, con muscoli e viscere delle varie bestie selvatiche e domestiche, ho trovato in certe occasioni vie di consolazione. Sono preparati semplici e molto poco rischiosi. Prendili, tuttavia, con cautela: i migliori rimedi, per alcune, sono veleno. Però fai la prova, tenta. Non è bene che accarezzi, passiva, la tua infelicità. La tristezza costipa. Cerca la purga delle lacrime, non fuggire il sudore, dopo il digiuno prova le mie ricette. La mia formula è confusa. Ho verificato che nella mia arte poche regole si confermano. Diffida di me, non cucinare i miei decotti se ti assale l’ombra di un dubbio. Ma leggi questo tentativo fallace di stregoneria: lo scongiuro, se serve, non è altro che il suono: ciò che cura è l'aria che esalano le parole.