Questa collana nasce nel 1979, imponendosi come la più nota e diffusa della casa editrice, per via della sua originalità, rispetto ai tempi, di collana «amena», cioè mirata al puro e libero piacere del testo.
La cura artigianale dedicata a ogni volume ha fatto di questi libri degli oggetti preziosi, eleganti nella grafica e nei materiali. L’attenzione riservata all’effetto estetico del libro, anche questa allora una novità, derivava dalla scelta di offrire al lettore un libro che fosse anche un oggetto grazioso e piacevole da collezionare. Di qui le caratteristiche della grafica: formato «tascabile» in senso proprio, cioè fatto per la tasca, e quindi tendente al quadrato, il colore blu delle sovraccoperte in una carta vergata che ne accentuasse l’effetto carezzevole, l’illustrazione scelta da opere d’arte e inscritta in una cornicetta dello stesso colore dei titoli sempre cangiante di volume in volume (altra scelta inconsueta).
Nata sotto la consulenza di Leonardo Sciascia, che ne diede anche il nome, la «collana blu» raccoglie opere letterarie dimenticate e nuove, preferibilmente di rapida lettura, narrative ma non esclusivamente e necessariamente: anche storia (si pensi alle cronache di Croce), critica e polemica politico culturale (si pensi agli scritti di Canfora o al Caso Moro di Sciascia). Il nome «La memoria» indica la predilezione per autori, testi o fatti da strappare all’oblio. Vi sono gli autori siciliani del Novecento e prima, ma anche degli ultimi anni. Gli italiani, con particolare amore per quelli da riscoprire, come Fusco e Soldati, e per i giovani, come Ugo Cornia, giacché punto di forza è stato sempre la ricerca di nuovi talenti letterari (scoperte importanti: per tutte, Bufalino, Tabucchi e Camilleri). Lo stesso per la letteratura europea e straniera, che svaria da piccoli classici (quali Lamb e Trollope, Gómez de la Serna e Eça de Queiroz, Mérimée e Giono) ai grandi contemporanei come Marco Denevi o Vila-Matas, Roberto Bolaño o Penelope Fitzgerald. Grande attenzione sin dall’inizio al «giallo» di qualità, Glauser e Vázquez Montalbán per primi, poi Lucarelli che inaugura la nuova florida stagione del giallo all’italiana e ancora Andrea Camilleri con il Commissario Montalbano e Santo Piazzese che danno due diverse interpretazioni della via siciliana al genere. Ma anche serie straniere, come quella di Aristotele Detective di Margaret Doody, le avventure della Petra Delicado di Alicia Giménez-Bartlett, e la recente riscoperta di due classici autori svedesi Maj Sjöwall e Per Wahlöö. Ed è rimarchevole la finestra storica aperta, riandando al passato del giallo: merito della Memoria è l’aver sfatato la leggenda che gli ambienti italiani siano stati congenitamente inadatti al genere, quando questo nacque e si diffuse. Lo attestano i romanzi di De Angelis, il padre del commissario De Vincenzi che inventava il giallo all’italiana nel clima ostile del Fascismo. Nomi e titoli potrebbero continuare ma, lasciando al lettore la curiosità di scoprirli da sé, ricordiamo solo che tutte le centinaia successive al numero cento, metodicamente saltate, sono dedicate a chi ha ispirato questa collana e ne ha firmato il primo e il centesimo volume: Leonardo Sciascia.