Folgorazione
Mio padre viaggiava spesso per lavoro, e sovente portava mia madre e un paio di figli con sé. Nel 1967 andammo a Firenze, appena colpita dall'alluvione; poco dopo andammo a Roma. Mio padre lavorava, e noi giravamo per la città. All'epoca non avevo nemmeno tredici anni, e spesso mi annoiavo, a visitare chiese o città d'arte. Quella volta a Roma, però, fu diverso. All'epoca - strano a dirsi - Roma e Firenze non erano nemmeno lontanamente le mete turistiche internazionali di oggi. Arrivati a Firenze nel 1967, per esempio, mio padre parcheggiò in piazza della Signoria nel tardo pomeriggio, andammo a cena da Gabriello, dietro la piazza, e arrivati al dolce chiese al cameriere se conosceva una pensione in zona. Egli, dopo la chiusura, gentilmente ci accompagnò, e così ci sistemammo per un paio di giorni senza problemi e senza prenotazioni di alcun tipo. Altri tempi!
A Roma con mia madre andammo ai Fori, che erano trascurati, senza altri visitatori oltre a noi e - nel mio ricordo - pieni di erba alta. Girando tra le rovine, tra i cespugli arrivai ad un altare che nel mio ricordo era sperduto tra il verde e perfettamente solitario. Sul monumento vidi un cartiglio che recitava "Su questo altare fu cremato il corpo di Giulio Cesare": e fui immediatamente folgorato dalla Storia, che fino a quel giorno avevo vissuto soltanto come pagine tediose sul sussidiario, da leggere per dovere, senza alcun legame con la mia realtà. Quel Cesare che avevo vagamente conosciuto - senza entusiasmo - già alle elementari, era vissuto davvero, e qualcuno aveva acceso la sua pira proprio in quel luogo. Ero esterrefatto. Da allora le narrazioni storiche assunsero per me uno spessore vivido e indimenticabile; la Storia non fu più solo un racconto astratto, ma bensì la voce delle innumerevoli generazioni prima di me.
Oggi leggo e rileggo Erodoto, Pausania e Plutarco, e continuo a visitare assiduamente, in Italia e altrove, insieme a loro, i luoghi e le pietre che incessantemente ci parlano di ciò che fu.