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Museo Jatta- Ruvo di Puglia
milani mauro
30 Ottobre 2019
Il museo della Grecia di fronte.
Sulla piazza del paese c’è un monumento senza statua. Non è che depone bene per il museo che si apre proprio lì a due passi. Si entra in un cortile con in fondo un giardino, una volta quasi una tenuta, che sa di buono e profuma del tenue ma penetrante odore dell’olivo. Sulla sinistra, si apre una stanza dove portieri volontari invitano a scrivere il proprio nome e città di provenienza su un registro. È il solo costo del biglietto d’entrata. Subito dopo ti accompagnano nelle sale d’esposizione che danno sul cortile, un po' più avanti. Prima di entrare non penseresti mai di trovare tanti vasi, coppe, lucerne e certo non così antiche e belle. Mi sembravano alcune insalatiere che i miei nonni avevano e che utilizzavano quando in casa c’eravamo anche noi, che venivamo da un’altra città per trovarli. Pur semplici, erano dipinti con vari disegni geometrici che allora non mi dicevano molto. Anni dopo, conoscendo i vasi attici più antichi, capii che le buone tradizioni, sotto molteplici forme, non muoiono mai. Così come credo che anche il contenuto, spesso legumi variamente cucinati, non fosse così diverso da quello dei greci di duemilacinquecento anni fa. Le sale espositive si aprono una nell’altra. Il palazzo è ancora quello della nobiltà agraria di fine ‘700. Nelle sale, ordinati secondo un criterio che non si capisce proprio bene quale sia, ci sono reperti che farebbero la felicità di qualsiasi grande museo del mondo. Sarebbero esposti in pompa magna, con richiami di tutti i generi, pubblicizzati a centinaia di chilometri di distanza come reperti fondamentali nello studio della produzione vasaria greca (e di certo a ragione). Qui sembrano quasi timidi, silenziosi, senza grandi folle di visitatori, pochissime foto con il cellulare, quasi inermi nella loro bellezza e semplicità. Su ogni reperto, frutto della mania collezionistica di uno dei feudatari dell’800 e dei suoi scavi nelle antiche tombe apule, c’è dipinta una storia mitologica. E c’è davvero di che raccontare. Da Europa a Ercole, da Prometeo a personaggi dei quali neanche immagineresti l’esistenza. Eppure sono di una bellezza che toglie il fiato. Me ne sono accorto quando sono uscito e ho ripreso a respirare regolarmente. Avevo il viso rosso e subito ho fatto fatica a riprendere una respirazione regolare. Ero anche potentemente nervoso per non aver apprezzato per tanti anni quello che avevo a portata di mano da quando, per la prima volta ad un mese di vita, i miei genitori mi portarono a conoscere ai nonni. Ed ho avuto, ancora una volta, la dimostrazione che troppo spesso la nostra storia, la cultura, lo stesso DNA viene abbandonato, sottovalutato, dimenticato mentre invece è una ricchezza intellettuale, storica, poetica, romanzesca senza pari. Ritornerò al Museo Jatta, a Ruvo di Puglia. Voglio riconoscermi meglio e di più nei nonni dei nonni. E nelle loro storie.
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