Dal cassetto salta fuori...
Un giorno nella cucina di mia nonna - io avrò avuto sette anni e quindi parliamo di tanto tempo fa - la mia " ziapicccola" (così detta perché la più giovane delle sette sorelle M, una delle quali era mia madre) aprì un cassetto del grande buffet di legno massiccio e ne uscì squittendo un topolino: fu un fuggi fuggi e balzi sulle sedie da parte delle "altrezie" presenti, e io pure mi arrampicai sul grande tavolo che stava in centro della grande cucina; tutto finì in risate e il topino si infilò da qualche parte, noi finimmo di mangiare le caldarroste arrostite sulla cucina economica che occupava buona parte di una delle pareti corte.
Dai cassetti che riempiono la prima stanza del "Piccolo museo del diario" escono invece VOCI: ti saltano incontro e ti raccontano, ti stupiscono, a volte ti aggrediscono con le emozioni che suscitano.
Cosa ci si aspetta da un museo di diari? Per quanto conoscessi l'Archivio dei diari di Pieve Santo Stefano da parecchi anni e avessi letto un certo numero dei libri pubblicati tra i Diari premiati dal premio annuale o stralci di molti altri diari nei numeri della splendida rivista "PrimaPersona", per quanto ammirassi questo coraggioso progetto voluto da Saverio Tutino e fossi entusiasta del fatto che stesse crescendo e "andando alla grande", proprio non riuscivo, con la mia piccola fantasia, a immaginare cosa accidenti ci potesse essere in un "piccolomuseodeldiario", se non qualche originale sotto vetro o riproduzione, qualche fotografia, qualche video intervista - giusto perché siamo in una società multimediale e se non ci sono immagini e schermi una installazione, quale che sia, non si può più fare...
E invece.
Per capire bisogna andarci, entrare in questa specie di scatola magica, perdersi nell'allestimento che riesce, sfruttando anche le potenzialità di tecniche modernissime, a tradurre in oggetti e cose tangibili le vite, le storie e la Storia italiana così come l'hanno raccontata nei loro diari personali, nelle loro lettere, gli italiani.
Come può averla raccontata ciascuno di noi, se ha avuto voglia o bisogno di esprimersi scrivendo, rivolgendosi innanzi tutto o esclusivamente a se stesso.
L'Archivio non discrimina tra i diari, raccoglie e conserva tutte le testimonianze autografe che vengono donate. Un gruppo di lavoro seleziona poi ogni anno i diari più interessanti e originali, sia dal punto di vista della scrittura che dei contenuti, e tra questi uno viene premiato.
Ma il vero premio lo vinciamo noi, quando entriamo nel Piccolo museo del diario e lo attraversiamo in un'esperienza davvero unica per la sua originalità, così speciale che non trovo parole per raccontarla.
Quindi il mio è un racconto che non vi racconta niente (e per questo non vincerà questa piccola competizione tra lettori) ma vi sfida a vivere l'esperienza. Il piccolo museo del diario non si racconta, si può solo vivere. Attraverso le storie di vite altrui, ci offre un nuovo sguardo sulle nostre esistenze.
E se ci portate degli amici che non conoscevano affatto l'Archivio dei diari e il suo Piccolo museo, vi saranno riconoscenti. Per sempre.
Federica Zampese