Dialogo tra un aspirante curatore e il suo ka*, in un giorno di “ordinaria” riapertura di un Museo - * [una delle parti dell’anima, secondo la concezione antico egiziana]
1 aprile 2015.
“Ci sei? Hai preso la borsa con il logo?”
Forza sono quasi le nove: arrivano i giornalisti, devo essere in sala. Oggi non è un giorno qualsiasi: oggi è il big day.
“Sono otto mesi che lo aspettavi.”
Troppo tardi per dire se era così che lo avevo sognato; solo una cosa è certa. In ogni occasione importante, mi ritrovo sempre ad avere i capelli in disordine.
“D’altronde, con solo quattro ore di sonno, cosa potevi pretendere?”
Tacchi troppo alti: sembro un T-rex! Fortunatamente ho le ballerine nella borsa. Sì, sono ossessivo-compulsiva e super-organizzata.
“Non per giustificarti, ma in questo lavoro è spesso necessario.”
Ecco la scala mobile, si sale verso il secondo piano e si rivela, con l’incedere dei gradini in movimento, il corso del Nilo. È enorme: tutta la parete!
“Si sente l’odore della vernice...”
Uno scatto veloce con lo smartphone dei colleghi. Facce stanche, ma felici. Entro nella sala dedicata al Predinastico, la mia sala.
“Predi… che?”
Dai, è il periodo precedente all’unificazione dello Stato egiziano e dei primi faraoni.
“Ma i geroglifici, dove sono?”
No, niente geroglifici. Ancora la scrittura non era stata inventata.
“E perché su quel telo non sono disegnati tutti di profilo?”
No, ancora no: il Predinastico è un periodo di sperimentazione. Non sono ancora stati fissati i canoni tradizionali della rappresentazione della figura umana.
A proposito di umani, mi avvicino alla vetrina della mummia, che riposa adagiata sul suo fianco sinistro, gambe rannicchiate vicino al petto.
“Che mummia strana!”
Beh, è una mummia naturale: l’imbalsamazione artificiale non era stata ancora sperimentata. Sta di fatto che oggi, qui, siamo insieme a condividere la memoria di questo giorno così speciale, nonostante la storia abbia messo più di cinquemila anni tra di noi. Cosa ci accomuna veramente?
“Non molto...così, di primo acchito”.
Non sono d’accordo. C’è molto di più tra noi che una semplice comunanza di specie. Ci sono esperienze di vita, esigenze di felicità e emozioni: l’essenza di ogni essere umano. E che cos’è l’archeologia se non lo studio di ciò che rende umano l’essere umano?
“Archeologia in un Museo Egizio?”
Sì, tantissima archeologia. Basta alzare gli occhi. È impossibile rimanere impassibili di fronte a quei vasetti meravigliosi.
“Ma sono barche e ippopotami quelli disegnati lì sopra? E quelle strane pietre?”
Ah, ti riferisci agli strumenti in selce! Coltelli, punte di freccia e lame di falcetto. Effettivamente, l’uso dei metalli non era ancora così diffuso.
“Ma quante ne sapevano?”
Molte, molte più di così: basta seguire tutto il percorso del Museo. Sono quattro piani, 12.000 metri quadrati!
“12.000 metri quadrati?!”
Sì, 12.000 metri quadrati di reperti, di scoperte e di meraviglia. E questo, è solo l’inizio…