Viaggio in Sicilia
Oscar sbarcò a Taormina. Il viaggio era stato lungo, ma tranquillo.
Il mare era calmo, il clima mite, l’aria deliziosa. Oscar respirò a pieni polmoni. A volte ancora dubitava di essere davvero libero, anche se era già passato quasi un anno dalla scarcerazione.
Ma alcune tragedie non si dimenticano mai. E poi la sua attuale situazione, non gli permetteva di farlo: con pochi spiccioli in tasca, abbigliato con vestiti di fortuna, mangiando quando poteva e capitava. Una ben misera esistenza. Se non fosse stato per sua moglie Constance, non avrebbe potuto permettersi quel soggiorno in Sicilia.
Si guardò intorno. La cittadina sembrava accogliente. Scacciò i cattivi pensieri. Era lì per rilassarsi e cercare di vivere di nuovo degnamente, come meritava, e come avrebbe meritato, qualsiasi essere umano.
Il suo nuovo amico lo attendeva.
Il barone Wilhelm von Gloeden lo accolse cordialmente. Entrambi conoscevano le opere dell’altro. Il barone aveva apprezzato l’opera Salomè di Wilde, e lui aveva ammirato le foto del suo ospite, in una galleria a Londra.
Chiacchierarono per ore, a tavola, e davanti a un buon bicchiere di brandy.
- Devo assolutamente farle incontrare una persona – disse Von Gloeden. – Sono sicuro che vi intenderete.
Oscar accettò con gioia. Era affamato di relazioni sociali.
Si recarono immediatamente da Robert Hawthorn Kitson, ricco artista britannico.
- Oscar, che piacere rivederla.
I due si strinsero la mano, sotto lo sguardo sbigottito del barone.
- Sono arrivato in ritardo, vedo.
- A Londra ho avuto l’onore di imbattermi in questo famoso scrittore – disse l’inglese.
- Oramai famigerato – cercò di scherzare Wilde.
- Noi non ci curiamo di questi aspetti. Siamo solo felici che sia qui. Vero, barone?
- Infatti. Anzi, ho un’idea: potreste darmi una mano ad allestire la mia mostra. Sto cercando dei soggetti tra i ragazzi siciliani da ritrarre, ed entrambi avete un ottimo gusto.
Oscar era sconcertato.
- Non so cosa dire. Sono entusiasta della proposta – sorrise.
- Accetta, allora?
- Certo, barone, e non so come ringraziarla.
- Non è necessario – si intromise Kitson. – Il barone è un tipo molto esigente, ci farà lavorare parecchio.
Tuttti sorrisero. Poi il padrone di casa invitò Wilde a visitare un suo progetto: la futura Casa Cuseni.
- La pianta dell’edificio ricorda la progettazione di a house by the sea (casa al mare), dell'architetto londinese James Arthur Stratton, con colonnato palladiano, loggia e un giardino prospiciente il mare, però ho intenzione di apportare delle modifiche. Ci sto lavorando con Sir Frank Brangwyn, di cui, immagino, avrà sentito parlare.
- Sì, il noto pittore e illustratore.
- La prego di scusare il disordine. C’è ancora molto da sistemare.
Oscar non rispose, era senza fiato, erano decenni che non contemplava tanta bellezza. In ogni dove, il suo sguardo incontrava arte: dipinti, tappeti persiani, invetriate islamiche, manufatti greci e romani, antichi abiti, stampe, disegni, litografie, ceramiche siciliane antiche, oggettistica medievale, rinascimentale e barocca.
- Che meraviglia! – esclamò. – È un museo con pezzi di inestimabile valore.
- Lo diventerà. Spero di poterlo realizzare.
La visita, per lui, si concluse in fretta. Non sarebbe più voluto uscire da quel luogo. Ma fu invitato a tornare quando voleva.
Fu un bel periodo per Wilde. Grazie al barone, e al nuovo incarico di selezionatore di volti interessanti, passò uno dei periodi più sereni della sua vita, dopo la galera.
Il mese di permanenza volò. Giunse, troppo presto, il momento di lasciare la Sicilia.
Wilde andò a salutare Kitson.
- Sono molto triste che il nostro lavoro sia terminato – esordì lui. – È stato un aiuto prezioso. Anche il nostro comune amico è d’accordo con me.
- Sono io a esserle debitore. Non dimenticherò mai la sua gentilezza. Non ho incontrato molte persone come lei, dopo la mia tragedia.
- Non ci pensi più. Ci provi almeno. Da ora in poi, cerchi solo di continuare ad andare avanti, anche per non dare soddisfazione a quelli che si sono sentiti tanto superiori da poterla giudicare.
- Per un istante le nostre vite si sono incontrate... le nostre anime si sono sfiorate.⃰
- Ed è stato un sommo piacere.
Si strinsero la mano. Wilde avrebbe voluto abbracciarlo, ma si frenò. Ormai tratteneva i suoi slanci, non sapeva mai come avrebbe reagito il prossimo. In genere, male, purtroppo.
Oscar ripartì da lì a poco. Tornò a Parigi. Dove morì, un paio di anni più tardi.
Robert Hawthorn Kitson era nella dining-room di Casa Cuseni.
Pensava a Oscar Wilde. Era trascorso molto tempo, ma non aveva mai dimenticato il loro incontro, così proficuo, così emozionante.
Si guardò intorno.
Gli arredi della stanza erano stati disegnati da Sir Frank Brangwyn che aveva dipinto anche un murale che raccontava la storia di un amore omosessuale, una vicenda realmente accaduta nel 1908 a Taormina.
Uscì e chiuse a chiave. Avrebbe tenuto quella stanza celata per salvare la reputazione del suo amico. Avrebbe rischiato, altrimenti, di fare la fine dello scrittore.
Solo in un futuro in cui la gente sarebbe stata pronta a comprendere, i suoi eredi avrebbero potuto rivelare il segreto, riaprire quella porta.
Quel momento è giunto nel 2012.
Finalmente, in Casa Cuseni, si può ammirare, insieme a oltre 2.700 oggetti d’arte, anche quel capolavoro.
⃰⃰⃰⃰⃰ Cit. Oscar Wilde