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Museo della Follia Catania
Antonella Amato
27 Novembre 2019
Gli sconfitti non moriranno mai.
Sono stata sempre attratta poeticamente dalla follia forse per non fare i conti con la mia ben salda razionalità, come per evitare talvolta me stessa. Perché non recarsi allora all’evento catanese Notte della follia 2016? All’ingresso del Castello Ursino, museo civico di Catania, donne sui trampoli vestite di bianco e bellissime coreografie con danzatrici truccate come Nefertari. Nei cortili interni del maniero spettacoli teatrali sulla follia, sui manicomi. Comincio a sentirmi in colpa perché capisco non si tratti della follia che io intendessi, artisticamente parlando. Con arte si parla di manicomi, della sperimentazione farmaci su gente interdetta, di tanto dolore. C’è anche il relativo museo, il Museo itinerante della Follia, vicino l’entrata del Castello, e decido di entrarvi attratta dalle fauci dei leopardi di Antonio Ligabue. Il Museo itinerante della Follia, ospitato dal maniero, racconta il genio di Ligabue e le sue ossessioni, la sua sofferenza, per noi arte. Quegli animali sembrano pronti a sbranarmi e non riesco a restare tranquilla, forse per quei colori così accesi, è tutto così reale… Girando per le sale una stanza è allestita in modo inquietante, mi ricorda Il settimo Sigillo di Bergman con uno scheletro che gioca a carte con un uomo simile al Gesù di Zeffirelli. Mi sento sconfitta, vinta da un vortice di vita che è morte, l’incomprensibile, la follia. Voglio tornare nel cortile esterno ad ammirare le danzatrici truccate come le antiche egizie e mi imbatto all’uscita del Museo itinerante in un testo fissato vicino la porta che mi spiega chi siano gli sconfitti: i folli. Perché chi ha la capacità di vivere, di essere se stesso è inevitabilmente destinato a perdere. Ma la voce degli sconfitti rappresenta la bellezza della vita e continuerà ad esistere per sempre: rappresenta il futuro. Tutto diviene finalmente chiaro!
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