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Museo Poldi Pezzoli
Elena De Giglio
30 Novembre 2019
"A me solo si conviene"
A ME SOLO SI CONVIENE Efesto, dio del fuoco e protettore di tutti gli artigiani, seppur indaffarato nei mille incarichi a lui assegnati dagli esigenti dei dell’Olimpo, è costretto a recarsi negli Inferi per consegnare di persona un suo manufatto aggiustato: il forcone di Ade. - Efesto: “Che posto è mai questo? Ma guarda un po’ cosa mi ritrovo a fare a questa età, zoppo e pieno di lavori da portare a termine. Ah, quei Ciclopi fannulloni, assistenti solo a parole! (sbuffa) Per non parlare poi delle creature mortali: sempre al servizio dei loro capricci e dei loro lamenti! Passiamo ore ed ore a osservare il loro destino compiersi, per poi ritrovarli tutti qui e non riconoscerne neppure le sembianze. Quante ombre vaganti mi sono passate finora davanti, senza che mi rivolgessero alcuna riverenza o anche solo un saluto. D’altronde, come si suol dire, ‘il lupo perde il pelo, ma non il vizio’... Pieni di sé anche da morti! Comunque, è il momento di trovare Ade, consegnare il preziosissimo forcone e tornare al lavoro. (osservando la sua opera) Quale capolavoro tengo tra le mani, unico nella sua bellezza, terrificante nell’aspetto e accecante nella perfetta lavorazione. Ma allora è proprio vero che al mondo non ho eguali! Mi presento, oscure ombre: dinnanzi a voi il fabbro migliore di ogni tempo e luogo, inchinatevi. (si accorge della scarsa considerazione a lui rivolta e si mostra risentito) Non importa, non ho bisogno della vostra acclamazione. Forse è meglio andare: trovare Ade non sarà un’impresa per nulla facile”. - Fabbro anonimo: (si avvicina a Efesto) “Ehm …. scusa il disturbo, mi è parso di sentirti parlare di fabbri e di opere ineguagliabili: mi sono sentito chiamato in causa. Non vorrei peccare di superbia, rivolgendomi così, direttamente, a un nume come te, ma... (con tono sarcastico) Beh, io credo proprio di poter competere con il tuo a dir poco eccezionale prodotto”. - Efesto: “Sei forse tu il famoso Pompeo della Cesa? Il più importante armaiolo del 1500, conosciuto come l'"armaiolo regio" del re Filippo II di Spagna?”. - Fabbro anonimo: “Ma per carità! Ti prego di non paragonarmi a quel tale! Certo, Pompeo della Cesa era bravo e godeva di ogni privilegio possibile -del resto lavorava a corte-, ma non possedeva la mia inventiva e le mie capacità!”. - Efesto: “Scusa, scusa Signor "miglior armaiolo del mondo". Allora dimmi, su, qual è il tuo nome? E dimmi: perché continui a nasconderti pur vantandoti di essere il migliore?” (comincia a squadrare il misterioso fabbro guardandolo dall’alto in basso). - Fabbro anonimo: (coprendosi il volto) “Come dici tu, mi piace mantenere l'anonimato... e poi non voglio che in giro si parli di me”. - Efesto: “E perché mai dovresti temere che le altre anime parlino di te?”. - Fabbro anonimo: “Sai Efesto, non è così facile perché io (scoprendo lentamente il volto)….. in vita ero una donna”. - Efesto: “Come?! Una donna?!”. - Fabbro anonimo: “Si, una donna: ma ti prego di non urlare. Vuoi che ci senta tutto l'Ade?” (lo prende sottobraccio e lo conduce in disparte). - Efesto: “Va bene, ti ascolto: continua”. - Fabbro anonimo: “Ero un'artigiana di Ferrara e lavoravo come aiutante nella bottega di mio padre. Appena ho saputo del matrimonio di Ercole d'Este non ho resistito e ho fabbricato una rotella in suo onore per fargliene dono, sempre però mantenendo il mio anonimato”. - Efesto: “Che dire? Che storia inusuale! Nella mia lunga esistenza ne ho sentite molte, ma questa... Sono sbalordito, non ho più parole”. - Fabbro anonimo: (mentre dal Lete prende forma un’immagine sbiadita della rotella d’Este. Il fabbro anonimo invita Efesto a osservarla) “Efesto, questa rotella veniva sfoggiata solo nelle parate per la sua bellezza e non era utilizzata in battaglia. Del resto come potrebbe una rotella di tale gusto e raffinatezza essere sprecata per battaglie così sanguinose, con il rischio di venire danneggiata! (sbuffa) Voi maschi e le vostre manie di grandezza! Prima o poi vi renderete conto di tutte le meraviglie che abbiamo conservato con tanta dedizione! Ammira, o dio del fuoco, la mia cura e la mia tecnica!”. - Efesto: “Di gran pregio la tua opera, cara Anonima... (scorge una frase sul bordo dello scudo) E questa? ‘A me solo si conviene’?” - Fabbro anonimo: “Si, è il motto degli Estensi: non lo conosci? Indicava il fatto che solo a gente del loro rango fossero concessi privilegi in ambiti diversi.” - Efesto: “Devo ammetterlo: bell’idea inserire questo motto! La tua inventiva mi colpisce, ma resta il fatto che lo scudo che ho forgiato per Achille è di un livello superiore, e per più di un motivo. Innanzitutto, a differenza del tuo, serve per combattere, e per questo il materiale che ho utilizzato è il bronzo sia per la struttura che per il rivestimento. Ma il vero valore sta nelle decorazioni: con la mia opera ti supero di gran lunga, non ho dubbi!”. - Fabbro anonimo: “Mi sembri Atena: pensava di essere una tessitrice imbattibile, eppure Aracne le ha dimostrato il contrario. Sei un dio e questo – certo- ti dà un vantaggio, infatti la tua fama ti precede, ma il talento è qualcosa di diverso e io ne ho da vendere.”. - Efesto: “Non riuscirai mai a persuadermi: non hai argomenti…. (spalanca le braccia, pieno di sè) Sono Efesto da millenni!”. - Fabbro anonimo: “E allora, maestro Efesto, mostrami la tua opera, come io ho appena fatto con la mia”. - Efesto: (si gratta la testa, imbarazzato) “Ma questo è impossibile!”. - Efesto: “E perché mai? Se i mortali ti tengono in una così alta considerazione, di certo avranno voluto conservare i tuoi capolavori”. - Efesto: “Il mio scudo purtroppo è andato perso nell’antichità”. - Fabbro anonimo: “E nessuno l’ha cercato?”. - Efesto: (alza gli occhi al cielo, infastidito dalle troppe domande) “Certo che sì, ma non è mai stato ritrovato”. - Fabbro anonimo: “Dimmi, Efesto: stai forse forse millantando di essere qualcosa che non sei? Tutto qui il tuo onore? Tutto qui il tuo rispetto? La mia opera invece, come hai potuto vedere, è conservata nella Sala delle Armi della casa museo di Gian Giacomo Poldi Pezzoli, un’armeria che, quando fu costruita la casa, era in grado di competere con quelle delle dinastie regnanti. Ammira il mio scudo, là sulla terra, nella città di Milano: persino la sua collocazione lo esalta, conferendogli un aspetto vissuto. (indica la stanza, compiaciuta). Un luogo in cui fissità e vivacità coesistono magicamente: i colori dominanti sono ovunque il rosso e il grigio, a far risaltare le lucentezza delle armi della stanza. Non potevo chiedere un posto migliore”. - Efesto: “Mi stai quasi convincendo. E devo dirti che anche la maestosità di quella sala valorizza la tua opera”. - Fabbro anonimo: “Sei sempre convinto del tuo vanto, maestro Efesto? Non è dunque chiaro chi tra noi due vinca la competizione per il titolo di miglior fabbro?” (Efesto apre bocca per replicare, ma un demone li raggiunge, interrompendolo) - Demone: (indicando Efesto) “Efesto?” - Efesto: “In persona”. - Demone: “Ade è impaziente di vederti”. - Efesto: (rivolgendosi nuovamente al fabbro) “Caro fabbro anonimo, devo andare. Riprenderemo il discorso al mio ritorno”. - Fabbro anonimo: “Non c’è alcun dubbio e non sono impaziente. Ho tutta l’eternità per aspettarti!”.
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