"Il vanto di Diana
IL VANTO DI DIANA
Il risveglio di questa mattina è stato diverso dal solito: non c’era il silenzio a cui ero abituata. Dalla Sala Nera sentivo delle voci provenire dall’esterno, discutevano animatamente. Sembrava parlassero di altri orologi. Improvvisamente, con passo deciso, è entrato nella stanza un uomo sconosciuto, di età matura e dall’aspetto distinto. Si è aggirato per qualche istante nella sala, incuriosito dalle meraviglie che mi circondavano. Voltandosi di scatto, si è accorto della mia presenza e mi si è avvicinato, scrutandomi con grande interesse.
- “Che orologio pregiato!” ha detto tra sé.
Lusingata da un simile complimento, non ho potuto che presentarmi e chiedere il motivo della sua presenza lì.
- “Si nota che lei è un intenditore! Modestamente sono il pezzo forte della collezione Poldi Pezzoli. Sono Diana, la dea della caccia e delle selve, figlia di Giove e Latona, abile alla guida del carro e nel tiro con l’arco. Chi è dunque lei? Saprebbe spiegarmi il motivo di tanto concitare?”
L’uomo mi ha fissato con occhi sgranati per lo stupore: possibile che non avesse mai conosciuto un orologio parlante?
Vinta la sorpresa inziale ha detto: “Sono davvero onorato di fare la tua conoscenza, io sono Bruno Falck , ingegnere siderurgico milanese, fondatore dell’“Acciaieria di Bolzano” e appassionato di orologi e automi. Mi dispiace averti disturbata, ma ti farà piacere sapere che presto la casa museo ospiterà una collezione di gran pregio, comprendente orologi rinascimentali, orologi barocchi tedeschi, automi ginevrini, per un totale di centoventi esemplari da me personalmente raccolti nel corso dei miei viaggi”.
Quelle voci mi diventavano più chiare. Falck doveva sicuramente avere buone intenzioni, ma la grande novità che mi aveva annunciato non mi rallegrava quanto credeva. Per quanto conoscessi il mio valore, io, un’opera del Seicento, sarei stata in grado di competere con dei meccanismi tanto innovativi e all’avanguardia? Non volendo cadere nell’ombra, ho pensato allora che sarebbe stato opportuno mettere in luce le mie qualità.
- “Certamente saranno tutti pezzi di valore, ma ha potuto osservare quanto io sia elaborata e complessa? Il mio carro nasconde un meccanismo che lo fa avanzare e permette la corsa dei puma trainanti; mentre il trono su cui son seduta cela un orologio di straordinaria bellezza.”
- “Chissà quanti luoghi meravigliosi devi aver visitato col tuo carro!”
- “In effetti, posso vantare di aver viaggiato sulle tavole più prestigiose e di aver partecipato ai banchetti delle più nobili famiglie tedesche, stupendo i commensali con il mio aspetto realistico e con gli animali insoliti ed esotici che fanno parte del mio seguito: una scimmietta irriverente siede dietro di me mangiando una mela, al posto di comuni cavalli mi precedono dei puma atletici. Ho riposato in molte Wunderkammer, stanze ricolme di oggetti preziosi e incredibili, tra i quali mi sono sempre fatta notare.”
- “Non a caso il tuo autore ti ha modellata seguendo lo stile barocco: meravigliare è sempre stato il tuo obiettivo e questo ti ha reso degna di quelle sale” ha commentato Falck sempre più affascinato.
- “Modestamente, sono le sale a dover essere degne di me. E lei lo saprà: sono un soggetto particolarmente apprezzato dagli artisti di ogni epoca. Non ha forse mai visto la fontana della Reggia di Caserta in cui sono rappresentata come una splendida cacciatrice circondata dalle mie ninfe?”
- “Certo, mi è ben nota; ma ti ho vista raffigurata in spoglie simili anche nel dipinto “La Caccia di Diana” del Domenichino, uno dei suoi capolavori. È un’opera che evidenzia senza dubbio le tue abilità di tiratrice con l’arco: appari, infatti, intenta in una competizione di questa disciplina, in un luogo ameno e luminoso.”
“Ameno e luminoso”: a quelle parole non ho potuto non trattenere un sospiro affranto: come mi sarebbe piaciuto trovarmi tra i miei boschi o in un luogo adatto a me!”.
Mi è sembrato che Falck leggesse i miei pensieri: “So che non sarà come trovarti in mezzo alla natura, ma sappi che, visto la tua bellezza, avrai una sistemazione di riguardo all’interno della collezione. Ho intenzione di riservarti uno spazio speciale , così che tutti possano ammirarti come ti si conviene”.
Ero tutt’a un tratto in preda alla gioia e non smettevo di ringraziare Falck.
Lui ha risposto con un sorriso e, con lo stesso passo deciso con cui era entrato, ha lasciato la stanza.
Sentivo di aver conquistato quell’uomo così riservato: forse eravamo diventati amici.