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Museo San Francesco di Montefalco (Pg)
SARA STANGONI
1 Dicembre 2019
Luce d’arte
Il sole è già sceso tra le colline arrossite e un po’ ci invidia di questa visita esclusiva. Vorrebbe restare sospeso quasi a farci un dispetto. O forse per condividere questa meraviglia. La luce soffusa della torcia fa da guida lungo la navata, le pareti, si spinge magneticamente verso l’abside. Sono il rosso e il giallo i primi colori a comparire. Poi si delineano i volti dei personaggi, le architetture geometriche. E l’emozione cresce di pari al bagliore. Si fanno più vividi i colori. Si svelano ai nostri occhi le scene dipinte da Benozzo Gozzoli. Sono le Storie di San Francesco a prendere vita nell'abside caleidoscopica del Museo San Francesco a Montefalco, in terra umbra. «Benozzo le dipinse nel 1452 - spiega Serena, la guida, con voce pacata quasi per non spezzare questo tempo irreale - e sono la gloria di Montefalco. I venti episodi della vita del Santo sono narrati all'interno di dodici scene disposte su tre registri. Le volte dell’abside sono ornate con elementi vegetali, figure di Santi francescani e Gloria di San Francesco». Quest’esperienza di visita regala suggestioni impensate, restiamo immersi in un’atmosfera mistica di ombre e rumori soffusi, illuminati solo dalla luce delle nostre piccole torce alimentate dalla dinamo. È la luce dell’arte. Quella luce che rischiara anche nel buio, perché entra dentro e trova posto in un luogo sicuro. Il nostro cuore. I particolari di questo capolavoro del Rinascimento pittorico italiano emergono sempre più affascinanti e nascosti. Mistero, magia, stupore e sorpresa. Ci sentiamo privilegiati: la visita si fa più sensoriale e diventa un dialogo tra noi e la storia. Un silenzio che muta in uno sguardo reciproco. Perché, in fondo, si ammira l’abside come doveva guardarla Benozzo quando l’imbrunire sopraggiungeva al giorno e lì, su quelle impalcature, il lavoro chiamava ancora. E lui rimaneva fino a notte, con la candela accesa a rischiarare la parete per continuare a dipingere. Ci teneva a questi affreschi tanto da aver rinunciato ad una commessa importante a Firenze: “Et sì che volevate sapere s’io ero a Monte Falco... Ora m’è ochorso un poco de chaso e non mi posso partire per de qui...”. La bellissima lettera, datata 27 giugno 1452, fu inviata da Benozzo Gozzoli a Michele di Felice Brancacci, scritta di suo pugno per comunicare l’impossibilità di lasciare Montefalco: era impegnato nel completamento del ciclo di affreschi nella Chiesa. Oggi è esposta in bella grafia accanto alla sua opera, a siglare quel patto firmato con il colore. Alzo più volte il viso, giro a destra e sinistra lo sguardo per cogliere i dettagli delle Storie. La nascita allusiva di San Francesco in una stalla, il dono del mantello ad un povero, lo spogliarsi delle ricche vesti. Gli occhi si fermano sulla scena in cui benedice la città di Montefalco: lo sfondo rurale ricalca la coltivazione della vite, ancora tipica di queste campagne. «Alludeva forse al nostro Sagrantino, Benozzo, dipingendo quella tavola imbandita - mi precede Serena, vedendomi assorta - con la bottiglia di vino rosso appoggiata sulla mensa del cavaliere da Celano». E piano piano mi sento sempre più arricchire da quell'esperienza speciale. Lo storico dell'arte Bernard Berenson affermava che "Benozzo sembra che abbia dimenticato il Paradiso celeste che gli aveva insegnato il suo maestro, il Beato Angelico, per raccontare quel paradiso che è il lembo di terra compreso tra Montefalco e Assisi", racchiudendo tutta la bellezza di questa parte d’Italia nelle sue opere. Ed aveva ragione. Serena invita a girarci di spalle: nella controfacciata dell’abside si instaura un magico dialogo con un altro grande del Rinascimento umbro e italiano: Pietro Vannucci detto il Perugino, con la sua Annunciazione con Eterno in gloria tra angeli e Natività del 1503. La struttura aperta della capanna fa da cornice ad un limpido paesaggio umbro. I capolavori sono fatti per sbalordire, per persuadere, per entrare in noi. Succede veramente al Museo di Montefalco. Tutta la Chiesa di San Francesco è dominata da un raffinato e affascinante gusto narrativo, punteggiato da coloratissimi dettagli, perfettamente restaurati. Attorno a questo centro pulsante si dispongono preziose raccolte d’arte, che arricchiscono il percorso di visita dell’intero Complesso di San Francesco: la pinacoteca, la cripta con la collezione archeologica, le antiche cantine dei frati minori conventuali del XVIII secolo e gli spazi dedicati alle mostre d’arte contemporanea. Domani, alla luce del giorno, visitare il Museo di Montefalco sarà un’altra emozione. Piacevole, intima, diversa. E sarà ancora meravigliosa.
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