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Museo archeologico Paolo Orsi di Siracusa
Laura Cazzaniga
1 Dicembre 2019
I migliori libri di storia giacciono sepolti sotto terra
“I migliori libri di storia giacciono sepolti sotto terra.” Così diceva Heinrich Schliemann. Ho potuto condividere questa affermazione durante la mia visita al museo archeologico di Siracusa. Paolo Orsi era un signore distinto, alto, dal portamento rigido, di aspetto nobile, austero, dedito al suo lavoro di archeologo che svolgeva con scrupolo, precisione e abilità. I suoi studi e le sue indagini hanno permesso di riorganizzare e ampliare, tra la fine dell’ ’800 e l’inizio del ‘900, le collezioni del museo che è poi stato a lui dedicato per rendere onore e gratitudine al suo impegno. La maggior fonte di meraviglia di questo museo, il suo vero tesoro, si trova nel piano sotterraneo ed è il suo medagliere, una straordinaria collezione di monete antiche organizzate per età e regione geografica di appartenenza. Accanto alle monete è possibile apprezzare anche gioielli e ornamenti. Le monete sono tra i reperti antichi più affascinanti perché uniscono in un piccolo oggetto sia la celebrazione di importanti eventi storici sia il fascino di uno strumento di utilizzo quotidiano e comune a tutte le epoche come è appunto il denaro. Guardando queste monete immagino in quante mani sono passate nel corso dei secoli, in quanti posti sono state, dalle bancarelle più umili fino alle botteghe più ricche, e mi chiedo com’era la vita di chi le possedeva. Sono dei veri e propri capolavori artistici, curati in ogni minuscolo dettaglio: raffigurano animali, dai tori ai granchi ai delfini, spighe di grano e prodotti agricoli, celebrano città e trionfi, riproducono divinità e uomini, volti curati in ogni particolare fino a poter essere utilizzati come testimonianza delle mode dell’epoca; per esempio si può notare come cambia nel tempo il gusto per gli orecchini, dai pendenti singoli, doppi o triplici osservando le raffigurazioni della ninfa Aretusa abbellita con ornamenti diversi a seconda dell’epoca. Si tratta di strumenti con un preciso e pragmatico utilizzo, ma gli antichi non si sono accontentati di avere degli oggetti semplicemente funzionali, ma hanno voluto abbellire e decorare fino alla più piccola rifinitura, con una cura eccezionale. La mia fortuna è stata quella di trovare a custodire queste stanze la signora Rosalba, che con passione, entusiasmo e perizia mi ha descritto la bellezza e il significato di questi reperti, raccontandomi l’epoca e l’occasione in cui sono state coniate e il significato dei simboli raffigurati permettendo di notare tutte quelle piccole e meravigliose peculiarità che sarebbero altrimenti rimasti invisibili al mio occhio disattento e inesperto. Uno degli esemplari più belli, a mio parere, è una moneta del quinto secolo avanti Cristo: sul dritto è raffigurata di profilo la testa della ninfa Aretusa, circondata da delfini. Sono da notare il nome del maestro incisore, la collana, gli orecchini a triplice pendente, i capelli ricci raccolti in una elaborata acconciatura e fermati da una fascia, e infine la precisione e maestria con cui sono raffigurate le linee delle labbra, degli occhi e delle orecchie. La scena presente sul retro è una testimonianza ancora più suggestiva della perizia tecnica di questi artigiani: nel ristretto spazio a disposizione è raffigurata una quadriga con quattro cavalli al galoppo, sovrastata dalla Nike alata in volo per incoronare l’auriga che incita e guida i cavalli; al di sotto della scena si trova la raffigurazione di armi, in particolare è possibile riconoscere una corazza, uno scudo e due gambali. Ci sarebbero molti altri esemplari meritevoli di essere descritti ed ammirati singolarmente, ma è ormai tempo di lasciare il forziere, risalire le scale fino all’ingresso del museo e uscire sotto il torrido sole siracusano.
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