Il Tondo che contiene il mondo
Stanchi e accaldati (sicuramente), annoiati (e sarebbe una sorpresa), affamati (certamente). Si arriva così alla Sala 41 della Galleria degli Uffizi di Firenze. Si entra e si rimane inchiodati, a bocca aperta, occhi spalancati: travolti dalla luce e dal colore. Il Tondo Doni di Michelangelo non è un quadro: è l’umanità racchiusa in 120 centimetri di diametro. Un vecchio, una donna, un bimbo. La Sacra Famiglia – così è in effetti ciò che il Tondo vuole rappresentare -, che a ben guardare è tutti noi. Il vecchio che è il passato seppur saggio. La donna che è il presente materno. Il bimbo che è il futuro piuttosto che l’oggi. Il vecchio guarda e protegge, la donna osserva e sostiene, il bambino gioca e s’inerpica sulle spalle della madre: guarda al presente ma pensa al domani. Tutto nella luce e nel colore.
Il brutto, scontroso, quasi deforme pittore ha concentrato lì la quintessenza della bellezza. Allora un consiglio: fuggite dal mondo, correte per tutte le quaranta sale che occorre percorrere e arrivate subito davanti al Tondo che contiene il mondo. Poi sedetevi per terra, date la mano a chi è con voi e state lì, fermi, in ascolto. Il Buonarroti vi parla ancora.