Il quadro di fronte
Ormai l’ultimo visitatore aveva lasciato la grande sala della Gioconda. L’ennesimo sguardo compiaciuto all’opera di Leonardo e poi via insieme alla moltitudine di visitatori che avevano riempito sino all’inverosimile la stanza più visitata di tutto il complesso museale parigino del Louvre.
«Era ora che andassero via tutti!» l’esclamazione partì dal dipinto più grande che si trovava nella sala. A pronunciarla fu uno dei tantissimi personaggi che affollano l’opera realizzata da Paolo Veronese nel 1500. Si trattava di uno dei musicisti ritratto mentre è intento a suonare il liuto. Posato il magnifico strumento a corda di epoca rinascimentale continua a protestare. «Noi siamo qua, tutti ben dipinti, pieni di voglia di stupire e meravigliare, mentre i visitatori, pensate un poco, nessuno ci degna di uno sguardo. Badate bene siamo i protagonisti delle “Nozze di Cana” siamo appiccicati alla tela, con colori a olio, dal 1563».
Gli altri personaggi lo guardano con stupore. Qualcuno alza la mano come a voler dire di lasciar perdere. Altri annuiscono. C’è chi tenta di assecondarlo con un accenno di applauso.
«Mi chiedo, ma cosa abbiamo fatto di male ai turisti di tutto il mondo a snobbarci con tanta palese indifferenza?»
«Non lo sai?» Disse l’uomo con la viola da gamba.
«Qui si viene soltanto a far visita alla “Signora”»
Con la mano tesa indicò il quadro della Monnalisa che col suo solito sorriso enigmatico non si scompose.
«Non hanno occhi che per lei»
Irruppe uno dei personaggi che stava in alto della composizione appoggiato alla grande balconata.
«Io sto piegato da secoli a versare il vino, sapeste il mal di schiena e nessuno apprezza il mio sforzo»
Si lamentò il personaggio in basso a destra con in mano una enorme giara vestito di giallo. Addossato ad una colonna, corinzia appartenente alla spettacolare architettura urbana, di stampo classica, che funge da scena, una “comparsa” si sfogò.
«Gli italiani sono convinti che la “Signora” sia stata trafugata dall’Italia da Napoleone e portata in Francia. Nel 1911 un certo Vincenzo Pietro Peruggia preso da raptus nazionalista la rubò per ridarla alla penisola italica, ma fu scoperto e arrestato. Pensate che sulle prime per quel furto furono sospettati il pittore Picasso e il poeta Apollinaire. La verità che fu Leonardo stesso a portare la Gioconda in Francia, nel 1516, poi acquistata da Francesco I.»
Un distinto signore, vestito in modo molto elegante e con in mano un calice colmo di vino, forse un poco brillo, intervenne.
«Vero è che tra i tanti dipinti trafugati da Napoleone vi è anche il nostro, “le nozze di Cana”. Il dipinto fu realizzato per il refettorio del Convento di San Giorgio a Venezia e portato via dal generale corso nel 1797. Per trasportarlo fu tagliato e diviso in tanti parti. Ancora ho i segni e il dolore sulla mia pelle di quella grande offesa al capolavoro.»
In poco tempo altri personaggi del capolavoro si lamentarono della scarsa attenzione che ricevevano quotidianamente.
Intanto la Gioconda se ne stava tranquilla e cercava di sgranchire le braccia allungandole oltre la cornice. In cuor suo era felice del successo, anche se un poco stressante stare in posa per tanto tempo , ma in compenso poteva osservare tante persone che da ogni parte del mondo, in religioso silenzio, la ammiravano. A volte le veniva in mente di fare delle smorfie, tanto per ridere, ma si rendeva conto che il suo ruolo era quello di rappresentare la bellezza più elevata del Rinascimento.
«Avete finito di lamentarvi?» disse una delle figuranti donne.
«La vostra è solo invidia. Non siete capaci di accettare il successo altrui. Smettetela di blaterare e cercate di riposare, domani sarà una altra giornata faticosa.»
La sala era piombata, ma il personaggio con la tunica rossa che suona il contrabbasso, non riesce a dormire. Ha davanti agli occhi il viso splendido della Monnalisa.
«Non siamo invidiosi del suo successo» pensa.
«La verità e che ne siamo tutti innamorati e sarebbe una tragedia se ci privassero della sua meravigliosa vista. Buona notte amore!»