COME I DERVISCI . MONET E LE NINFEE ( ULTIMA PARTE )
Ma al di là del probabile trattamento sanitario obbligatorio, al di là del ritenermi emulo nelle gesta del protagonista del Chesterton del Club dei Mestieri Stravaganti, che, nelle ultime pagine del libro, nella ricerca di nuovi linguaggi incomincia a ruotar su sé stesso prima di essere internato, la domanda da farsi è un'altra, e deriva dalla mia maniacale osservazione dei quadri curvi sulle pareti tonde : per quale motivo Monet fu tanto impressionato dagli eventi terribili che si susseguirono dal 1938, visto che morì a Giverny, tra le sue ninfee, dodici anni prima ? E per quale motivo io conosco la soluzione dell’Arcano ? Perché io, come Sherlock Holmes, ho padronanza del metodo deduttivo. E quindi, osservando per ore con le lenti degli occhiali che sopravanzano i miei occhi, ho potuto scorgere, nel turbinio dell’acqua che incornicia le ninfee, non solo il viso del Maestro dalla lunga barba bianca, ma anche le orride sembianze di hitler, il susseguirsi degli squadroni delle ss, lo sguardo vacuo degli internati dietro il filo spinato, il male assoluto che stava per verificarsi, insomma, dopo il massacro della prima guerra mondiale. In realtà, in quell’acqua animata dalle percezioni di Monet vi sono anche altre figure, altri eventi, che però non sono riuscito a decifrare, forse perché non ancora avvenuti. E’ per questo che Monet, che era un sensitivo, decise di donare i suoi aruspici alla Francia nel 1919, forse proprio per fornire una chiave all’umanità per evitare gli errori e gli orrori passati e futuri, senza riuscirci, mi par di capire. Che comunque in quei dipinti curvi in una stanza tonda ci sia qualcosa di misterioso, di esoterico, è evidente, secondo me. Ed è per questo che a questo museo va dedicata un’intera giornata, o anche due, continuando a ruotare su sé stessi, come i Dervisci, in una stanza tonda con i quadri curvi, anche a discapito della Gioconda.