Uno scrigno d'arte
Sembra quasi di sentire lo scorrere delle acque del Ticino, fiume che unisce e divide nello stesso tempo. Oggi questo corso d’acqua rappresenta il confine tra Piemonte e Lombardia, nei secoli passati, invece, uomini, merci e anche idee si facevano cullare dalle sue acque. Dalla valle del Ticino guardando verso le Alpi, tra cui svetta il Monte Rosa, su una collina, spicca l'imponente chiesa parrocchiale di Oleggio, dedicata ai Santi Pietro e Paolo: una delle testimonianze che l'architetto Alessandro Antonelli ha lasciato nel Novarese. Quando si entra dal portone principale della chiesa è l'odore d'incenso ad accogliere il visitatore. Un cartello con una freccia collocato su una colonna indica l'ingresso del museo e da qui si entra in una storia fatta di tradizioni religiose, di confraternite, di paramenti tessili, ora non più in auge. Nelle antiche sedi di confraternite nel 1970 padre Augusto Mozzetti decise di conservare dipinti, stendardi processionali, tessili scongiurando così la loro perdita e togliendoli dalle cattive intenzioni di qualche malfattore. Queste opere, infatti, provengono dai numerosi edifici religiosi di Oleggio. Stando nel museo tra i cori lignei seicenteschi si sentono ancora pregare i confratelli; gli stendardi processionali, con i loro preziosi ricami, sembrano prendere vita e si può ancora vederli sfilare tra le vie del borgo durante le processioni. Una delle opere più importanti è la Madonna delle rose di Bernardo Zenale, un artista della cerchia di Leonardo da Vinci. Una signora inginocchiata, vestita con uno scamiciato e con un'acconciatura che ricorda quella della Dama con l'Ermellino, è la committente dell'opera insieme al marito, noto feudatario di Oleggio in epoca sforzesca. Di fatto Oleggio, come tutto il Novarese, è stato da sempre sotto il Ducato di Milano: siamo più in Lombardia che in Piemonte. Anche le stoffe di cui sono fatti i paramenti sacri parlano della vicinanza con Milano. Oleggio, grazie al fiume Ticino, attirava molti mercanti anche da altri territori. Ancora oggi si svolge un mercato che ha un'origine plurisecolare. Un tempo si vendevano stoffe provenienti dalla Valsesia e da Milano: i Gianoli, una famiglia proveniente proprio dalla Valsesia, avevano una rivendita di seta proprio in questa cittadina. Erano uomini abbienti a far parte delle confraternite, tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento erano ben sei le congregazioni. Questi uomini pregavano per i confratelli defunti, educavano i bimbi meno abbienti al catechismo, ricevevano in eredità case da adibire a ospedali. Questo museo ci fa immergere in un tempo passato che non esiste più, un tempo di religiosità vissuta in collettività, di dimostrazione di ricchezza. E mentre le acque del fiume continuano a scorrere, qui il tempo sembra essersi fermato per sempre.