consiglio:
Carminati Chiara, “L’ultima Fuga di Bach”
La lettura del libro va ovviamente accompagnata dagli ascolti delle numerose opere del musicista tedesco, siano esse sinfonie o concerti, ouverture o suite, brani per organo o per clavicembalo. Ma la vita di Johann Sebastian Bach, forse il primo tra i musicisti classici capaci di far nascere questo tipo di passioni, vale la pena farsela raccontare da coloro che l’hanno conosciuto e hanno condiviso con lui piccoli momenti della sua esistenza. Il romanzo corale di Chiara Carminati ci fa avvicinare all’artista attraverso le parole di quattordici personaggi diversi, da un lontano antenato, un mugnaio, il primo della famiglia ad amare le sette note, fino a Dario, un giovane violoncellista nostro contemporaneo (protagonista tra l’altro di un altro bellissimo romanzo della scrittrice udinese, “L’estate dei segreti”, concepito nello stesso periodo del libro su Bach e consigliabile a persone affette da Noia, morire di) letteralmente travolto dai Concerti Bradenburghesi, capaci di trasportarlo in altri mondi, meglio di qualsiasi sostanza stupefacente.
Tra le altre voci, una cognata che lo accoglie in casa alla morte dei genitori, un compagno di scuola di Luneburg, un carceriere di Weimer (ricordiamo che il musicista fu imprigionato per una storia di contratti non rispettati con il Duca Guglielmo Ernesto) o un ladruncolo di mele che a Lipsia viene salvato dal maestro. Quella più squillante e da ascoltare tutta d’un fiato, è la voce di Pip, il suo canarino chiacchierone, che assiste alla nascita dell’Arte della fuga (della quale lui si dice ispiratore del tema iniziale), il pezzo incompiuto che Bach lascia ai posteri, e che saluta il genio della musica prima della sua dipartita.