ORFANEZZA - Orfanotrofio, odio dell’ - Affidamento - Leucemia
david tolin
pel di carota
padova - PD
12 Settembre 2017
consiglio:
Murail Marie-Aude, “Oh, Boy!”
Come in numerosissimi romanzi per ragazzi l’orfanezza, benché dolorosa, è la condizione ideale perché accadano le più mirabolanti avventure, i fatti più strani, gli incontri più affascinanti. In “Oh, boy!” di Marie-Aude Muraill, questa condizione la scopriamo subito nelle prime cinque righe del romanzo: uno degli incipit più folgoranti della storia della letteratura.
I fratelli Morlevent, Siméon, Morgane e Venise, quattordici, otto e cinque anni, si sono ripromessi di restare sempre uniti, dopo la scomparsa del padre e la morte, presunta accidentale, della madre. Non ne vogliono sapere di orfanotrofi e “assistenti socievoli” come li chiama la piccola Venise.
E di cose, in questo romanzo francese, che apre il nuovo millennio (in Francia esce nel 2000), in cui gli orfani ci vengono gettati in faccia da subito, ne succedono tante.
Fratellastri e sorellastre che compaiono come possibili affidatari, leucemie e ospedali da affrontare, esami di maturità da superare, coppie in sfacelo e nuove famiglie da creare.
Un romanzo che attraverso l’ironia e il sorriso ci fa vivere i dolori più grandi della perdita e della malattia, ma che ci infonde speranza nel futuro e nella famiglia, anche se non del tutto convenzionale: Barthélemy, il fratellastro, omosessuale, immaturo, con poca voglia di prendersi delle responsabilità, che inizialmente non ne vuole sapere nulla dei tre ragazzini, si affezionerà alla sua nuova famiglia e a quella possibile da costruire con un nuovo “principe azzurro”.