rimedio:
Agota Kristof, L’analfabeta. Racconto autobiografico, Bellinzona, Casagrande
“Leggo. È come una malattia. Leggo tutto ciò che mi capita sottomano, sotto gli occhi: giornali, libri di testo, manifesti, pezzi di carta trovati per strada, ricette di cucina, libri per bambini. Tutto ciò che è a caratteri di stampa”. Agota ha quattro anni, la seconda guerra mondiale è appena cominciata, ma lei legge di tutto, non fa nient’altro che leggere. Suo padre è l’unico maestro del paese in cui vive. Non sa far altro che leggere e raccontare storie. A quattordici anni entra in collegio. 1953. Muore Stalin, il “faro luminoso” come viene definito dall’insegnante del collegio. Altra lotta per liberarsi dall’indottrinamento. Ma il terremoto arriverà 36 anni dopo, con molti morti sulla coscienza del dittatore-tiranno. Dopo l’arrivo dei carri-armati a Budapest, Agota, ormai ventunenne e con una bambina, fuggirà, oltre la frontiera, alla volta dell’Austria (dove conosce i libri del suo adorato Thomas Bernhard) e poi in Svizzera, trovando lavoro come operaia in fabbrica. Lì conoscerà quello che definisce un “deserto”, per raggiungere l’integrazione, l’assimilazione. Ma nonostante la perdita della lingua materna e l’incapacità di parlare quella nemica, l’unica ambizione di Agota sarà quella di scrivere, scrivere sempre (“non ho mai nutrito alcuna ambizione se non quella di diventare scrittrice”), oltre il disinteresse degli altri, i rifiuti degli editori (tra cui Gallimard e Grasset). I primi successi con due pièce teatrali scritte volutamente in francese nel 1972. E infine Gilles Carpentier delle edizioni Seuil che chiama Agota per dirle che erano anni che non leggeva nulla di così bello. Infine, la consapevolezza che la scelta della lingua francese le sia stata “imposta dal caso, dalle circostanze”, e che anche se non scriverà mai come gli scrittori francesi di nascita, scriverà come al suo meglio, accettando la sfida “la sfida di un’analfabeta”. La grande scrittrice ungherese, residente in Svizzera, compie il suo viaggio nella memoria con questo stupendo romanzo autobiografico, asciutto e limato fino all’osso. Luigi Toni