Curarsi con i librai

Curarsi con i libri
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DEPRESSIONE
Giorgio Gizzi
Arcadia
Roma - RM
13 Settembre 2013
rimedio:
La morte dei caprioli belli - Ota Pavel
Il sassolino è posato vicino alla cassa della libreria, sacro vicino a profano : ha i bordi irregolari ed a tenerlo in mano ha una sua consistenza gradevole. Di tanto in tanto lo prendo e lo stringo nel pugno : mi piace sentircelo, ricordarmene. L’abbiamo raccolto in una valle trentina, non lontana da quella Rovereto dove vive l’editore che ha riscoperto questo libro necessario. Come noi, quel sasso macchiato di ferro sa che non resterà lì per molto, che è destinato ad altro, ma intanto sembra godersela : osserva il flusso dei nostri clienti, ascolta i nostri consigli ed i loro commenti. Davanti all’ennesimo lettore che torna felice, con la bocca ad u, per ringraziarci del tempo trascorso in compagnia delle pagine de La morte dei caprioli belli, cominciamo a pensarlo anche noi che questo libro di Ota Pavel abbia davvero un che di taumaturgico, “meglio del Prozac “ direbbe qualcuno. Sono vicende di tragica normalità quelle che vi va narrando questo Beppe Viola della Cecoslovacchia, diventato scrittore per poter uscire , rileggendosi, dalla depressione in cui lo gettò il tradimento della moglie. Scorrono davanti a noi le traversie purtroppo realissime degli ebrei Pavel : padre, grande appassionato di pesca che mantenne la famiglia vendendo porta a porta improbabili aspirapolveri e acchiappamosche in un paese squassato dai due totalitarismi del secolo scorso; madre innamoratissima e dedita alla casa, disposta sempre a perdonare l’accesa passione del consorte per le gonnelle; figli internati nei campi di Terezin e Mathausen ed a quelli miracolosamente scampati con le cicatrici che possiamo immaginare. Ed in mezzo lo scorrere del tempo e Pavel è lì a registrarlo. Ed è un tempo difficile, come e più del nostro, fatto com’è di guerre e dopoguerre, ma passa, passa lieve anche se lieve non è il suo lascito ed alla fine tu capisci che il tempo che è tuo, che è ti è destinato, è valsa la pena attraversarlo. ”Il libro più antidepressivo che ci sia” l’ha definito uno scrittore abile con le montagne, l’ebraico e le parole ed i clienti che tornano rasserenati per dircene sembrano abbia ragione, perché leggendolo sorridiamo e ci commuoviamo delle cose di ogni giorno. Il sassolino sa che lo lasceremo nel silenzio del cimitero ebraico di Strasnice, a Praga, dove a poche centinaia di metri dalla tomba di Franz Kafka riposa il nostro buon Ota Pavel.